M5S-Pd, partita la trattativa sul premier. Il Colle ribadisce: no a governi a tempo

M5S-Pd, partita la trattativa sul premier. Il Colle ribadisce: no a governi a tempo
di Alberto Gentili
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Domenica 18 Agosto 2019, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 12:41


ROMA «Non mi faccio incantare da questa mossa di Salvini. Ho detto che con lui ho chiuso e non cambio idea». Giuseppe Conte, davanti al ministro dell'Interno che per la prima volta alza bandiera bianca sul fronte dei migranti, non si ammorbidisce. Martedì, quando parlerà in Senato, farà quell'«operazione verità» che aveva promesso. Maschererà «le bugie» del capo leghista sui presunti «no» che avrebbe detto insieme ai 5Stelle paralizzando l'azione di governo. Accuserà Salvini di non avere «senso delle istituzioni» e che «intende la politica non come responsabilità ma come ricerca del consenso fine a sé stessa».

Salvini e Conte, l'ultima mossa del leader leghista per restare in gioco

Oltre alle accuse, Conte vorrà la prova del voto. «Voglio che Salvini», ha confidato il premier, «metta per intero la faccia su questa crisi e mi sfiduci apertamente in Senato». E proprio per evitare «l'ultimo giochetto» del leghista per tentare di tornare in partita, votando a favore della risoluzione dei 5Stelle, Conte userà nel suo discorso parole durissime. Va da sé che questo copione cambia l'epilogo previsto: Conte aspetterà il voto e non andrà direttamente al Quirinale per dimettersi. Tanto più perché, piuttosto che restare a palazzo Chigi per il disbrigo degli affari correnti, il suo nuovo orizzonte sembra essere Bruxelles: l'incarico di commissario europeo che doveva andare alla Lega. Un altra piccola soddisfazione «contro il traditore» Salvini.
LA ROAD MAP
Sull'esito e sulla road map della crisi si sta interrogando in queste ore Sergio Mattarella. Il capo dello Stato, che dopo la brevissima vacanza a La Maddalena ha fatto tappa a Palermo e rientrerà a Roma domani, sembra orientato a escludere che possa essere Conte a traghettare il Paese verso le elezioni, se non dovesse maturare quell'accordo ampio, forte e di legislatura cui lavorano larghe fette del Movimento 5Stelle e del Pd. Per due ragioni. La prima: il premier nel frattempo potrebbe essere stato destinato a fare il commissario europeo.

La seconda: sempre Conte potrebbe essere candidato alle elezioni.
E anche se la storia repubblicana è piena di governi caduti che poi hanno guidato palazzo Chigi fino alle urne, il Pd e i 5Stelle hanno già fatto sapere di non voler per alcuna ragione al mondo che sia Salvini, nel ruolo di ministro dell'Interno, a sovrintendere alla macchina elettorale e a sfruttare, in campagna elettorale, i mezzi e le risorse del Viminale. Non è perciò da escludere che, proprio per evitare di lasciare gli Interni a Salvini, sia Conte in persona a togliere dal campo questo scenario, comunicando a Mattarella al momento delle dimissioni di non voler restare in carica neppure per il disbrigo degli affari correnti. Della serie: muoia Sansone con tutti i filistei.
Questa scelta darebbe più forza all'altra opzione analizzata in queste ore al Quirinale. Quella della nomina di un premier terzo e tecnico (si fa il nome di Carlo Cottarelli) per un governo di garanzia elettorale. Soluzione raccomandata, tra l'altro, anche dalla fortissima contrapposizione tra 5Stelle e Lega che ha innescato la crisi.
Lontano dal protagonismo dei suoi predecessori Napolitano e Scalfaro, deciso a mantenere la linea di neutralità cui ha improntato il settennato in un ruolo quasi notarile, Mattarella non cercherà di evitare l'epilogo elettorale. Non brigherà per formare governi al buio, mandando in Parlamento un pretendente premier a rastrellare voti. E tantomeno lavorerà a un esecutivo del Presidente. Il capo dello Stato ascolterà invece le indicazioni che riceverà dalle forze politiche durante le brevi consultazioni che dovrebbero scattare mercoledì. E poi tirerà le somme. Con una richiesta chiara a chi, come 5Stelle, Pd, Leu, +Europa, probabilmente gli diranno di voler formare un governo di legislatura (più difficile che siano Di Maio e Salvini ad avanzare la proposta): niente governicchi, ma un accordo alto e duraturo, con numeri certi a certificare un'ampia maggioranza. In questo caso i tempi della crisi potranno allungarsi. Niente scioglimento entro la fine della settimana entrante.
A.Gen.
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