Sentinella della pioggia, ecco la dodicesima puntata

Tatiana De Rosnay
di Tatiana De Rosnay
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Venerdì 16 Agosto 2019, 21:57 - Ultimo aggiornamento: 21:59
Colin suggerisce il Rosebud Bar, a pochi metri dall’albergo. Sembra la scenografia di un film degli anni trenta, baristi in giacca bianca, musica jazz vintage, luci soffuse. Colin si siede al bancone, è ben rasato e indossa un abito dal taglio impeccabile. Stizzoso, si lamenta del fatto che Tilia non risponda alle sue telefonate. L’ultima volta che hanno parlato gli ha detto di non andare a Parigi. Scortese, no? Dopotutto Paul è suo suocero, Cristo santo.
Quando era emerso il problema di Colin con l’alcol Linden non si era allarmato. Gli sembrava un uomo tranquillo, che agli eventi di famiglia ingollava i suoi drink con discrezione, l’ubriachezza si notava solo a fine serata quando si trasformava in un buffone blaterante. Ai sessant’anni di Lauren si era presentato completamente sbronzo. Era spiacevolmente logorroico, parlava solo di sé, della sua intimità matrimoniale, del numero di volte in cui facevano sesso, di quali posizioni piacevano a Tilia e quali no. A un certo punto Linden si era alzato e aveva detto a Colin di fare due passi fuori con lui. Una volta usciti, Linden aveva fermato un taxi, erano arrivati a casa di Colin, era salito con lui chiedendo al tassista di aspettare e dopo averlo messo a letto era tornato al ristorante.

“Be’, caro mio, cosa prendi?”
Linden dice che prende una Coca-Cola. Colin fa spallucce e ordina un French 75. Qui lo sanno fare, sicuro che Linden non ne vuole uno? Linden scuote il capo dicendo che pensava che avesse smesso di bere. Colin rotea verso di lui gli occhi. Allora la sua cara mogliettina ce l’ha con lui? È per questo che non risponde alle sue chiamate. Che idiota. Colin manda giù il cocktail in una sorsata e ne ordina un altro. Dà una pacca sulla spalla a Linden, non ha motivo di essere nervoso. Colin può smettere quando vuole, lo sa no? Tilia gli sta rendendo la vita un inferno. Non è un ubriacone, è solo un tizio normale che ogni tanto ama sbronzarsi. Gli permette di distrarsi dai problemi, lo aiuta a rilassarsi, così riesce a reggere quella mandria di imbecilli con cui lavora. Tutti si fanno un cicchetto ogni tanto. Che male c’è? Tilia la dipinge così nera. La sua prima moglie di sicuro non rompeva tanto. Ma non è qui per parlare del suo matrimonio, no? È qui per Paul. Nonostante ciò che Paul pensa di lui. Tilia non voleva che venisse. Che faccia tosta! L’ha aspettata alla reception dell’hotel per secoli, impazzendo dalla noia. E lei non è mai scesa. Ha detto che stava riposando. Riposando un tubo! Dicesse piuttosto che ce l’ha con me. E allora, come sta Paul?
Linden dà a Colin le informazioni che ha sul padre. Non fa cenno al trasferimento di ospedale, non vuole è che il cognato li segua. Poi Colin ordina una bottiglia di Chablis, ingollando un bicchiere dopo l’altro come fosse acqua. Più beve, più parla. Non c’è modo di fermarlo. Farnetica sulla situazione coniugale. A detta di Colin, Tilia ha la libido di una donna ibernata. Non fa nessuno sforzo, non capisce che il marito ha dei bisogni da soddisfare. Entrano due giovani donne. Colin le osserva con un ghigno lascivo. La brunetta è perfetta, non trova? Dà una pacca sulla spalla a Linden, urlando di ilarità. Buon Dio, quasi se ne era dimenticato! A lui non piacciono le ragazze, no? Linden lo guarda sbellicarsi dalle risate. Non ha niente contro Linden, o contro qualsiasi altra checca, solo non capisce come possa un uomo non essere attratto da una donna. Com’è possibile che un paio di tette come quelle su Linden non abbiano nessun effetto? Deve essere così strano essere un frocio. Grazie a Dio nessuno dei suoi figli lo è! Meglio un figlio in sedia a rotelle che un figlio gay! Eddai, era una battuta! Dovrebbe prenderla a ridere, Cristo santo.

“Ti dispiace chiudere quella cazzo di bocca?”
Colin lo guarda sbalordito e scoppia a ridere, cade quasi dallo sgabello. Allora anche lui ogni tanto si incazza. Che sollievo! Linden Malegarde finalmente ha perso le staffe. È fantastico scoprire che non è solo un viscido smidollato. Che ne dice di brindare?
Linden, stufo, si avvia verso l’uscita, sbattendo un paio di banconote sul bancone. 
Attraversa la strada ed entra in una brasserie. Ordina un bicchiere di Bordeaux e un club sandwich. Poi manda un sms alla sorella, dicendole che il marito è a Parigi. Non se la sente di informarla sul suo stato pietoso. Tilia lo sa, la receptionist l’ha informata che il marito l’ha cercata. Lo vedrà l’indomani.
Linden si guarda intorno nel locale affollato, dopo che era andato via da casa di Candice lui e la zia si incontravano sempre qui.

Ha pochissime foto di Candy. Odiava essere fotografata. Dopo che è morta, ha cercato in tutti i suoi archivi, tirando fuori ogni immagine in cui ci fosse lei. La sua preferita era una in cucina. L’aveva immortalata mentre stava leggendo e aveva scattato nell’attimo in cui lei aveva alzato lo sguardo sorpresa dallo scricchiolio del parquet.
La morte di Candice gli pesa ancora. Forse, insieme a Sacha, era quella che lo conosceva meglio. Lo rattrista il pensiero che non si siano mai conosciuti.
Gli arriva un sms di Oriel, gli chiede come sta. Si accorge di non averle risposto il giorno prima. La chiama. Sì è ancora lì. Sabato sera il padre ha avuto un ictus, durante la cena di compleanno, è all’ospedale Pompidou, che l’indomani sarà evacuato. Oriel è basita. Con empatia, dice che spera che il padre si rimetta. L’ha contattato perché il giorno dopo nel pomeriggio accompagnerà il suo amico che lavora in comune su una barca nel distretto allagato di Javel, nel quindicesimo arrondissement. È riuscita a procurarsi un pass per Linden, così può scattare delle foto. Riesce a esserci? Sì, se le condizioni del padre lo permetteranno, sarà felice di unirsi a loro. La saluta.
Con la coda dell’occhio osserva un giovane seduto dall’altra parte della stanza. Avrà meno di trent’anni, capelli corti neri e grandi occhiali dalla montatura di tartaruga. Non gli ha mai staccato gli occhi di dosso. Linden distoglie le sguardo. È un gioco di seduzione. Lo ha già fatto prima, ma non da quando sta con Sacha. È tentato, ma non ricambia lo sguardo. Poi l’uomo si alza, e passandogli davanti lascia cadere un pezzo di carta sul suo tavolo, poi schizza fuori senza voltarsi. Sul foglio, Linden trova un numero di cellulare e un nome. Sorridendo, lo accartoccia.
Scrive a Sacha: Un tipo carino ha appena provato a rimorchiarmi in un bar di Montparnasse.

Lui risponde all’istante: E??
E niente. Mi manchi. Vorrei essere lì. Non ce la faccio ad attraversare tutto questo senza di te.
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