Cristina Comencini: «Quando a Ischia scappai e naufragai con la barca di papà»

Cristina Comencini: «Quando a Ischia scappai e naufragai con la barca di papà»
di Ilaria Ravarino
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Mercoledì 14 Agosto 2019, 00:53
Regista, scrittrice e autrice teatrale, Cristina Comencini sta ultimando la post-produzione del suo nuovo film, Tornare, interpretato da Giovanna Mezzogiorno e Vincenzo Amato, e ambientato nella Napoli degli Anni ’90. A Il Messaggero Comencini regala il suo ricordo d’estate, che affonda le radici nel tempo dell’adolescenza, quando con le sorelle, la madre e il padre - il regista Luigi - trascorreva le sue vacanze al mare, nell’isola di Ischia.
Per lei l’estate è...
«Un’avventura accaduta a Ischia. Eravamo io e mia sorella Paola, insieme a un nostro giovane zio». 
Quanti anni aveva?
«A quel tempo - io avrò avuto dodici, tredici anni, Paola un paio di più - papà aveva preso incautamente una barca a vela, anzi un gozzo. E c’era un marinaio di Ischia che ce la teneva. Un giorno siamo scese al porto e abbiamo detto al marinaio che ci sarebbe piaciuto uscire in barca. Era una giornata un po’ mossa, c’era qualche onda, ma non ci sembrava niente di che». 
E lui cosa vi ha risposto?
«Lui era un uomo molto cauto: lo prendevamo sempre in giro per questa sua prudenza. Ci disse che con quel mare non saremmo dovute uscire, che lui conosceva l’isola». 
Voi, ovviamente, non vi siete fidate.
«Noi niente, non lo volevamo proprio ascoltare. Gli abbiamo detto che a dare retta a lui la barca non l’avremmo mai presa. E poi, insieme allo zio, abbiamo deciso di uscire lo stesso in mare. Con noi venne anche il figlio del marinaio».
E dove volevate andare?
«Volevamo raggiungere i miei, che erano alla spiaggia di fronte, al lido di San Francesco. Così siamo partiti, ma subito abbiamo incontrato una serie di onde lunghe».
Perché non siete tornati indietro?
«Perché non eravamo per niente preoccupate, anzi: io nemmeno mi ero svestita, avevo ancora i sandali ai piedi. E in barca questa è una cosa che non si fa mai. Insomma, abbiamo svoltato il primo capo, tutto bene. Abbiamo svoltato il secondo capo, e... ecco all’improvviso dei cavalloni giganteschi. Là, dietro al capo di San Francesco, il mare era cambiato. Le onde erano semplicemente micidiali».
A quel punto cosa avete fatto?
«Non ho fatto in tempo a dire: “oddio”, che un’onda mi ha acchiappata scaraventandomi in mare».
E gli altri a bordo?
«Paola si è aggrappata al pennone - la barca era piccola, non minima ma piccola - ma niente, pure lei è finita in mare. E poco dopo anche mio zio, il ragazzo, insomma tutti siamo finiti in acqua». 
Cosa ricorda di quel momento?
«Ricordo di aver visto le onde gigantesche davanti a me, ed ero ancora tutta vestita. Provavo affannosamente a togliermi le scarpe, e intanto da lontano vedevo la spiaggia, e la gente che si assiepava per assistere al naufragio». 
Nessuno ha provato a venire in vostro aiuto? 
«Qualcuno, naturalmente, si lanciava in acqua, ci provava. Ma veniva subito respinto indietro dalle onde. Io nuotavo, nuotavo e bevevo, e vedevo questi omaccioni che non riuscivano nemmeno a raggiungerci».
Cosa ha pensato in quegli istanti?
«Ho pensato: meno male che sono andata a lezioni di nuoto. E dire che le detestavo».
I vostri genitori erano in spiaggia?
«Ecco, appunto. Mio padre d’estate era sempre sul set, ma proprio in quei giorni era venuto a Ischia, sperando di riposarsi. E magari farsi qualche bel giorno in barca. Ora: immagini che esattamente in quel momento, mentre sperava di potersi riposare, ha visto le sue due figlie in mezzo alle onde. E la sua barca nuova alla deriva, che andava dritta dritta a schiantarsi contro gli scogli...»
Però vi siete salvate.
«Sì, nuotando, e non si sa come, siamo riuscite ad arrivare sane e salve a riva. Sulla spiaggia c’erano tutti, anche mamma e nonna». 
Immagino, a quel punto, chissà quale punizione esemplare.
«E invece erano talmente felici che ce l’avessimo fatta che nemmeno si sono arrabbiati. Nel nostro lessico familiare questo episodio è conosciuto come “il naufragio”».
Siete poi riuscite a tornare in mare? O le è rimasta la paura delle onde?
«Sì, siamo tornate presto in acqua. Ma per molto tempo, quando si gonfiava il mare, mi veniva paura. E credo mi sia rimasto ancora oggi il timore per l’imprevedibilità delle onde. Associo quell’episodio alla totale incoscienza di quando sei un ragazzo». 
Ma la barca, vostro padre, l’ha mai recuperata?
«Macchè. Si è schiantata, era irrecuperabile. L’ha rottamata ed è finita lì» .
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