Volley, il ct Blengini: «Siamo ambiziosi: a Tokyo dobbiamo puntare al podio»

Volley, il ct Blengini: «Siamo ambiziosi: a Tokyo dobbiamo puntare al podio»
di Gianluca Cordella
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Martedì 13 Agosto 2019, 10:30 - Ultimo aggiornamento: 13:51
Quando Juantorena ha messo a terra l’ultimo pallone, quello che qualifica l’Italvolley alle Olimpiadi di Tokyo 2020, il ct azzurro Gianlorenzo Blengini è scattato insieme ai 5500 che affollavano il PalaFlorio di Bari. 
Sembrava più felice lei dei suoi giocatori...
«Sono sensazioni difficili da descrivere. Non mi ricordo nemmeno come ho esultato. Eravamo davvero strafelici per aver centrato un grande obiettivo. Per un’europea qualificarsi alle Olimpiadi è sempre un’impresa titanica. E poi in una partita secca, contro una grande squadra, non puoi mollare un centimetro fino alla fine. Normale che quando vinci poi c’è un’esplosione di felicità».
Cosa significa per l’Italia questa qualificazione?
«Significa continuità, mantenersi ad alti livelli come stiamo facendo da un po’ di anni. Siamo qualificati ai Giochi con un anno di anticipo e questo ci dà la possibilità di fare esperimenti e altre valutazioni senza l’ansia del pass ancora da staccare». 
Si aspettava una vittoria così schiacciante contro la Serbia?
«Prima della partita cerco di non pensare mai all’esito possibile. Mi concentro solo su quello che può essere il mio contributo prima e durante la sfida. Partire con la testa al risultato fa perdere lucidità». 
Come è riuscito a far “girare” la Nazionale dalla partita altalenante contro l’Australia a quella perfetta contro i serbi?
«È la bellezza di questo sport. Quante volte, anche nei playoff, vediamo sfide a distanza di tre giorni tra le stesse squadre con esiti diametralmente opposti? I risultati sono una somma di fattori tecnici e mentali. Dopo una grande vittoria bisogna mantenere la testa fredda perché gli avversari ti aspettano ancora più agguerriti e, allo stesso modo, la voglia di riscatto dopo una prestazione opaca può essere una molla straordinaria».
Contro l’Australia è stata decisiva la sua gestione degli uomini nel momento in cui il match rischiava di scappare via. Quanto c’è di Blengini in questa qualificazione?
«In termini percentuali non saprei dirlo e non spetterebbe nemmeno a me farlo. Io faccio parte di una squadra e cerco di dare ogni volta il massimo contributo possibile. Questo vale per me, per i giocatori, per i fisioterapisti e per tutti quelli che mettono esperienza e professionalità al servizio della causa azzurra».
Un tormentone degli allenatori è che la propria squadra deve sempre migliorarsi. Per l’Italia olimpica migliorarsi rispetto a Rio 2016 significa vincere l’oro...
«Sì ma è molto presto per parlarne. Sicuramente siamo ambiziosi e convinti di poter fare delle grandi Olimpiadi. Siamo consapevoli di dover lottare per il podio. Ma non posiamo fare proclami anche perché manca un anno e c’è un’enormità di fattori in ballo. Ci sono squadre che cambiano fisionomia, c’è la forma dei giocatori che non è sempre costante, ci sono gli infortuni. Ma senza dubbio l’ambizione è quella di essere protagonisti». 

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La pallavolo italiana ha qualificato ancora una volta entrambe le nazionali. Sesti Giochi di fila per le donne e dodicesimi per gli uomini... 
«Sono numeri importanti di un movimento la cui qualità ormai è sotto gli occhi di tutti. Il volley in Italia continua ad arricchirsi di idee che si trasformano in risultati importanti e in continuità di rendimento ai vertici mondiali. Non possiamo che essere orgogliosi di tutto questo». 
La benedizione ultima arriva dalle tv. Numeri pazzeschi per i due preolimpici, un milione e 700 mila telespettatori solo per la sfida con la Serbia. 
«Da Rio in poi è stato un crescendo, passato per i mondiali maschili in casa e per quelli femminili chiusi con l’argento. Il segreto è l’incertezza, che va al di là del tifo. Uno sport in cui i risultati sono davvero poco scontati regala emozioni che vanno oltre i colori di appartenenza. Quando poi arrivano i risultati la sofferenza si trasforma in felicità e attaccamento come quelli che stanno dimostrando i tifosi». 
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