Crisi di Ferragosto, dalla conferenza dei capigruppo ai tempi della manovra: che succede

Crisi di Ferragosto, dalla conferenza dei capigruppo ai tempi della manovra: che succede
3 Minuti di Lettura
Domenica 11 Agosto 2019, 20:00

Matteo Salvini vuole andare al voto subito, al massimo entro fine ottobre, per avere il governo a novembre in tempo per presentare una manovra che, dice, è già pronta. Matteo Renzi inverte il ragionamento e invita tutte le forze politiche «responsabili» a trovare prima una maggioranza trasversale che tenga in vita la legislatura per mettere i conti in sicurezza e portare solo dopo il Paese a nuove elezioni. Tra questi due opposti si moltiplicano le ipotesi per la gestione della crisi di Ferragosto, scoppiata a Parlamento già in vacanza e a poche settimane da quando il governo, qualunque esso sia, dovrà presentare prima l'aggiornamento del quadro macro con la Nota al Def (il 27 settembre), e poi il progetto di Bilancio Bruxelles e alle Camera, il 15 e il 20 ottobre.

Salvini: «Vedrò gli alleati in settimana, la manovra è pronta». A Catania scatta la contestazione

 



Domani, nel pomeriggio, dopo la conferenza dei capigruppo del Senato, si capiranno i tempi: 19-20 agosto rimangono le date più probabili per la convocazione dell'Aula anche se non si possono escludere accelerazioni: stilare il calendario non sarà facile perché regolamenti e prassi non sempre coincidono e non si registrerà l'unanimità dei gruppi. La Lega chiederà di discutere già il 13 la mozione di sfiducia a Giuseppe Conte. Il Pd sosterrà che si debba iniziare dalla mozione di sfiducia a Matteo Salvini, depositata prima di quella leghista e già in agenda a metà settembre. Il Movimento 5 Stelle, e, con ogni probabilità il rappresentante del governo (il ministro 5S Riccardo Fraccaro), dovrebbero invece chiedere che si parta dalle comunicazioni che Conte ha chiesto di fare alle Camere. A questo rebus si aggiunge una ulteriore variabile: la richiesta che sarà avanzata martedì alla capigruppo alla Camera votare con urgenza il taglio dei parlamentari. Se questa richiesta dovesse avere la meglio le urne si allontanerebbero.

«Domattina sarò a Roma con tutti i parlamentari del MoVimento 5 Stelle. Se ce ne sarà bisogno staremo lì anche a Ferragosto. Dobbiamo tagliare i 345 parlamentari. Siamo ad un passo. Bastano due ore! L'unica apertura che ci interessa è questa, la chiediamo a tutte le forze politiche», scrive su Facebook il vicepremier Luigi Di Maio.

Potrebbe spettare quindi a un governo sostenuto da una nuova maggioranza senza la Lega, oppure a un governo «istituzionale» come quello invocato da Renzi, preparare nei tempi canonici la manovra, fermando almeno gli aumenti dell'Iva, e attuare la riforma che dimezza gli eletti, per poi andare al voto nella primavera 2020. Sempre che non si decida di cambiare anche la legge elettorale. Se invece si arrivasse alla sfiducia di Conte, il premier dovrebbe salire al Quirinale per rimettere il proprio mandato. Al momento l'orientamento sarebbe anche quello di rifiutare di rimanere in carica per gli affari correnti. Seguirebbero quindi consultazioni veloci e, eventualmente, un mandato esplorativo: in assenza di maggioranze alternative e se tutto si consumasse entro fine agosto, si potrebbe andare al voto il 27 ottobre e il nuovo governo potrebbe nascere a novembre. Avrebbe forse un mese e mezzo per chiudere la manovra ed evitare l'esercizio provvisorio. Per accelerare, il governo che gestirà la fase della campagna elettorale potrebbe nel frattempo avere già presentato lo 'scheletrò di una manovra «conservativa», «base», da correggere in corsa o con un decreto di fine anno o con un maxiemendamento in Parlamento messo a punto dal nuovo esecutivo.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA