Riscaldamento globale, il rapporto dell'ONU: aumenterà fame e migrazioni

Riscaldamento globale, il rapporto dell'ONU: aumenterà fame e migrazioni
3 Minuti di Lettura
Giovedì 8 Agosto 2019, 12:26 - Ultimo aggiornamento: 15:25
Il cambiamento climatico causato dall'uomo farà aumentare drasticamente la siccità e le piogge estreme in tutto il mondo, con conseguenze molto gravi per la produzione agricola e la sicurezza delle forniture alimentari. A pagare le conseguenze del riscaldamento globale saranno soprattutto le popolazioni più povere di Africa e Asia, con guerre e migrazioni. Ma anche il Mediterraneo è ad alto rischio di desertificazione e incendi. È quanto previsto dal rapporto Cambiamento climatico e territorio del comitato scientifico dell' Onu sul clima, l'Ipcc, diffuso oggi

LEGGI ANCHE Groenlandia, allarme caldo: il ghiaccio si scioglie a tempo di record

L'Ipcc nell'ottobre del 2018 ha pubblicato il famoso rapporto sul clima che avvertiva che, se il mondo non riduce subito l'emissione dei gas serra, già nel 2030 il riscaldamento globale potrebbe superare la soglia di +1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Il rapporto diffuso oggi si concentra sul rapporto fra il cambiamento climatico e il territorio, studiando le conseguenze del riscaldamento su agricoltura e foreste. È stato preparato da 66 ricercatori da tutto il mondo, fra i quali l'italiana Angela Morelli.



Anche con un riscaldamento globale a 1,5 gradi dai livelli pre-industriali (l'obiettivo più ambizioso dell'Accordo di Parigi sul clima del 2015), vengono valutati «alti» i rischi da scarsità d'acqua, incendi, degrado del permafrost e instabilità nella fornitura di cibo. Ma se il cambiamento climatico raggiungerà o supererà i 2 gradi (l'obiettivo minimo di Parigi), i rischi saranno «molto alti». Con l'aumento delle temperature, la frequenza, l'intensità e la durata degli eventi legati al caldo, comprese le ondate di calore, continueranno a crescere nel 21/o secolo, prevede lo studio. Aumenteranno la frequenza e l'intensità delle siccità, particolarmente nella regione del Mediterraneo e dell'Africa meridionale, come pure gli eventi piovosi estremi. La stabilità delle forniture di cibo è previsto che calerà all'aumento della grandezza e della frequenza degli eventi atmosferici estremi, che spezzano la catena alimentare. Livelli aumentati di CO2 possono anche abbassare le qualità nutritive dei raccolti.

Nelle regioni aride, il cambiamento climatico e la desertificazione causeranno riduzioni nella produttività dei raccolti e del bestiame. Le zone tropicali e subtropicali saranno le più vulnerabili. Si prevede che Asia e Africa avranno il maggior numero di persone colpite dall'aumento della desertificazione, mentre Nord America, Sud America, Mediterraneo, Africa meridionale e Asia centrale vedranno aumentare gli incendi. I cambiamenti climatici possono amplificare le migrazioni sia all'interno dei paesi che fra un paese e l'altro. Eventi atmosferici estremi possono portare alla rottura della catena alimentare, minacciare il tenore di vita, esacerbare i conflitti e costringere la gente a migrare. Il cambiamento climatico inoltre aumenterà gli impatti economici negativi della gestione non sostenibile del territorio.

Sul tema è intervenuto anche il ministro dell'Ambiente Sergio Costa: «Il quadro descritto oggi dal rapporto speciale dell'IPCC, che completa il grave scenario descritto dal precedente rapporto del 2018, che prevedeva l'aumento di 1,5 gradi dai livelli pre industriali, aggiungendo informazioni dettagliate sulle questioni relative al territorio, ci impone senza ombra di dubbio di intensificare urgentemente le azioni di mitigazione e adattamento dei cambiamenti climatici in tutto il mondo».

«Non smetterò mai di ripeterlo - ha ricordato Costa -: serve un maggiore impegno globale per intensificare gli sforzi. Per questo, come Paese, continueremo a insistere con impegno nella trattativa con l'Europa per ottenere l'obiettivo zero emissioni nette di gas serra entro il 2050 e tagliare le emissioni di almeno il 40% nel 2030»
© RIPRODUZIONE RISERVATA