Sentinella della pioggia: ecco la sesta puntata sul Messaggero

Sentinelle della pioggia: ecco la sesta puntata sul Messaggero
di Tatiana De Rosnay
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Sabato 10 Agosto 2019, 11:48 - Ultimo aggiornamento: 12 Agosto, 15:47

Tornati in albergo, Linden riceve un sms di Oriel: La situazione non è buona. Continua a piovere e la Senna scorre troppo velocemente. Forse è il caso di ripartire. Ripartire? Di sicuro sta ingigantendo la faccenda, fomentata dall'amico fluviologo pessimista. Poi riceve un sms da Sacha: Tutto bene? Qui arrivano notizie preoccupanti.

Gruppi di esperti si contendono l'attenzione su tutti i canali. Ognuno di loro è in grado di spiegare la situazione, ma nessuno sa come prevenire i danni. Perplesso, Linden ascolta un esperto dopo l'altro. Una donna, sulla quarantina, i capelli rossi e la voce bassa, insiste sul fatto che nonostante la moderna tecnologia, le previsioni e i tentativi di arginare la Senna costruendo banchine più alte non si potrà impedire che il livello dell'acqua raggiunga l'altezza del 1910. A detta dei suoi oppositori, invece, è tutto sotto controllo, interverrà l'esercito, alcuni residenti verranno evacuati, ma è da escludere che la situazione diventerà estrema come nel 1910. Vedrete, è inevitabile. E sarà anche peggio. La donna sostiene che rispetto ad allora la topografia di Parigi è cambiata in modo drastico. L'urbanizzazione ha ricoperto la terra di rivestimenti di cemento, scavato nel sottosuolo per costruire parcheggi, creato migliaia di nuove strade e proprietà immobiliari. L'acqua piovana che scivola dai tetti non si infiltra più nel sottosuolo, ma finisce direttamente dentro al fiume.

Linden spegne la tv. Le profezie della donna lo spaventano. Forse dovrebbero tutti levare le tende, fintanto che l'acqua è sotto le ginocchia dello Zuavo. Forse è il caso di seguire il consiglio di Oriel. Esprime le sue preoccupazioni a Tilia via sms. Lei risponde all'istante: Bullo! Partire? Sei pazzo?? Linden suggerisce di ragionare sul da farsi l'indomani mattina. La priorità è riportare i genitori sani e salvi a Vénozan. Loro torneranno a Londra e San Francisco. Tilia gli chiede se non stia esagerando. Lui le risponde di accendere la tv. Poco dopo, lei gli manda un'emoticon che piange e un preoccupato Oh Mio Dio!

All'ora di cena un taxi li porta al ristorante, nessuno se la sente di ritrovarsi di nuovo fradicio. Paul sembra più su di umore. Le guance sono meno rosse e gli occhi sono animati. Linden però ha una fastidiosa sensazione di inquietudine. Cosa lo preoccupa? Non riesce a capire. Fatica ad accantonare l'ansia che prova.

Paul indossa un abito scuro, camicia bianca e cravatta. Sembra a disagio in quegli abiti, strattona il colletto come fosse troppo stretto. Lauren, mozzafiato in un vestito di seta blu, continua a starnutire. Nel pomeriggio, durante le lunghe camminate sotto la pioggia, si è beccata un raffreddore. Si soffia il naso indispettita. Linden nota che passa un bel po' di tempo a controllare il cellulare.

La cena è un successo. La conversazione, piacevole, non sconfina in territori azzardati, come il problema di Colin con l'alcol. I piatti sono prelibati, il vino eccellente. Dopo la torta e i regali, Paul fa un breve discorso. Vuole ringraziarli per essere lì a festeggiare il suo compleanno e il loro anniversario di matrimonio. La voce sembra strana, senza fiato. Ogni tanto deve fermarsi. Le parole sono farfugliate. Linden e Tilia si scambiano occhiate di disagio. Di colpo la faccia di Paul diventa completamente storta, come una maschera di disgusto. È lui, ma non sembra più lui, come se qualcuno gli tirasse su il viso da una parte.

Succede nel minuto successivo, mentre chiedono alla cameriera di portare dell'acqua. C'è un rantolo, quasi impercettibile, e Paul scivola bruscamente sulla sedia in avanti, con la testa che gli penzola giù. Lauren, allarmata, urla il suo nome, ma Paul scivola ancora più giù, la fronte sbatte sul piatto, rovesciando la bottiglia di vino. Poi il corpo rotola e cade a terra con un tonfo. C'è un momento di urla e confusione. Tutti li guardano. Linden è in ginocchio, regge il cranio calvo del padre. Gli occhi di Paul sono semichiusi. La pelle è grigia. Tilia e Lauren sembrano paralizzate dall'orrore. Linden cerca di aprire il colletto del padre, gli poggia le dita sulla giugulare. Gli sembra di sentire il battito, ma non ne è certo. Chiede a Paul se riesce a sentirlo. Non deve preoccuparsi. Si prenderanno cura di lui, si riprenderà. Si guarda intorno, impotente, vede tutta quella gente sconosciuta. Poi la voce di Tilia esplode con il suo vigore inconfondibile, e lui vorrebbe baciarla per questo. Qualcuno può chiamare una cazzo di ambulanza?

Le sue parole scuotono la gente attivandola. La proprietaria del ristorante si allontana di corsa, ne chiamerà una immediatamente, e un uomo basso si presenta alla famiglia Malegarde. È un medico, può verificare la situazione? Si accovaccia e prende il polso di Paul guardandolo negli occhi. Lauren chiede terrorizzata se suo marito sta morendo. Poco dopo il medico dice che no, non sta morendo, ma deve andare subito in ospedale. Non c'è un minuto da perdere.

L'ambulanza sembra metterci una vita. Tilia e Lauren si siedono vicine, piangono in silenzio. Linden sta sul pavimento con Paul. A guardarlo da vicino, il padre sembra morto. Non è possibile che stia succedendo. Quando lo staff medico finalmente entra nel ristorante, le cose prendono velocità. È lui a rispondere alle domande, mentre la sorella e la madre sono incapaci di parlare. Paul Malegarde, settant'anni. Nessuna terapia. Sì, negli ultimi giorni aveva l'aria stanca. Sì, le parole sono diventate di colpo confuse. Sì, un lato della faccia è come collassato. No, non era mai successo prima.
C'è spazio solo per un parente in ambulanza. Linden dice a Lauren e Tilia di tornare in albergo. Le chiamerà non appena avrà notizie. Se ne occuperà lui. Devono fidarsi.

Paul viene legato a una barella, con la maschera dell'ossigeno e una flebo nel braccio. Linden si accorge di quanto forte e veloce gli stia battendo il cuore, unico segnale di sofferenza. Vorrebbe chiedere se ce la farà, ma non ne ha il coraggio. Chiede solo dove li stanno portando.

Ospedale Georges Pompidou.
Linden sa che è un complesso recente situato nel quindicesimo arrondissement, con una buona reputazione. Paul verrà portato in terapia intensiva; Linden non può andare con lui, deve registrare il padre all'accettazione. L'ospedale è grande e moderno, di un bianco accecante. Si sente quel particolare odore di aria stantia, cibo stracotto e disinfettante. C'è una fila di gente in coda. Manda un sms alla madre e alla sorella per aggiornarle. Si sente improvvisamente stanco. Vorrebbe che Sacha fosse lì.

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