Milena, mamma disabile: «Allatto su una sedia a rotelle, mi guardano come un'aliena»

Milena Di Gennaro, tre figli: allatto su una sedia a rotelle, mi guardano come un'aliena
di Rosalba Emiliozzi
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Martedì 6 Agosto 2019, 08:46 - Ultimo aggiornamento: 7 Agosto, 08:53

Allattare su una sedia rotelle. Milena Di Gennaro, tre figli dopo l'inferno, lo fa ovunque quando la sua Ester, 7 mesi e mezzo, ha fame e si mette a piangere. «Mi è capitato di allattare al supermercato o all'ufficio postale, la gente un po' mi guarda strano». Altri, invece, sorridono complici. Per la settimana mondiale dell'allattamento, Milena, 41 anni, una laurea in Psicologia, ha pubblicato sul suo profilo Facebook la sua foto sulla sedia a rotelle con Ester attaccata al seno e un post che lasciava poco spazio alle critiche: «Spesso mi guardano come se fossi un’aliena... 3 figli? Anche chi ha una “disabilità” può avere figli e una famiglia...ebbene sì... posso anche allattare...!!! Questa foto rappresenta la mia “normalità”». Che difende con forza, in ogni occasione perché questa normalità è la sua seconda vita, quella da diversamente abile che non le ha impedito di sposarsi, di diventare mamma e di lavorare. 

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«Non ho potuto allattare i gemelli, che oggi hanno 7 anni, perché nati prematuri - racconta Milena - ma con Ester ci ho provato immediatamente anche se il latte non scendeva ed era molto doloroso. Da quando si è attaccata, la bambina non vuole altro. A sette mesi e mezzo pesa 9 chili e non si è mai ammalata, è proprio vero che il latte materno rende più forti i bambini. Ora sto cominciando a darle la frutta frullata e la pastina ma non le piace un gran che, vuole sempre attaccarsi».
 


Perché la vedono come un'aliena? «Quando esco con la carrozzina e vado, ad esempio, a comprare un vestitino da bambina, le commesse mi dicono: è un regalo? O quando mi vedono con i tre bambini, replicano: sono i suoi? oppure: come fa con tre figli?». Come fa? «Intanto ho l'aiuto di mio marito e di mia madre che quando può viene dalla Puglia, poi faccio come tutte le mamme». Quando serve baby sitter o assistente domestica. E tutto andrebbe liscio se non ci fossero le barriere architettoniche, quelle che Milena chiama le «barriere create dalla società, cioè i parchi inaccessibili a chi vive sulla sedia a rotelle o i marciapiedi con gli scalini». E lei poi che "viaggia" su una carrozzina manuale, cioè senza motore, manovrata con le braccia. «Dove vivo io, a Porta di Roma, che è un quartiere abbastanza nuovo, esco di casa e vado sul marciapiede usando la rampa ma alla fine del percorso non c'è lo scivolo per scendere, così sono costretta a passare lungo la strada» racconta Milena. Quanto ai giardini, Milena va «al “Parco tutti insieme” nella tenuta della Mastica, al Prenestino, area verde completamente accessibile, senza gradini, dove anche chi si muove su una sedia a rotelle può entrare e controllare i bambini che giocano sulle altalene e sugli scivoli.

Sono le difficoltà quotidiane della nuova vita di Milena, fatta anche di traguardi, raggiunti a fatica, con sofferenza. Oggi Milena, originaria di Foggia, vive a Roma ed è una donna appagata. La guardi e non pensi alla sedia a rotelle, ma il suo sorriso. La sua storia ha riempito pagine e pagine di giornali. Da 13 anni è paraplegica, dopo che l'ex fidanzato le ha sparato per strada a Roma, in via Camilla, lesionandole il midollo spinale, solo perché «l'avevo lasciato». Dopo l'abisso iniziale, la paura di non farcela, lo sconforto, la sua vita è ricominciata in un altro modo: si è sposata con il maggiore dei carabinieri Peter Forconi Pace, il suo grande amore e anche l'uomo che l'ha salvata dalla morte sparando al suo ex armato (ferito lievemente) ed evitando così una strage per strada, ha trovato un lavoro all'ufficio risorse umane (offerto dalla Federazione italiana tabaccai), e dopo anni di lotta è riuscita a collaborare con l'Arma dei carabinieri, dove è psicologa con contratto annuale. «Volevo indossare la divisa e per questo stavo frequentando la scuola allievi marescialli a Velletri quando il mio ex mi ha sparato - racconta Milena - Sono stata riformata, i disabili non possono entrare nelle forze armate. E questo non è giusto. Dopo otto anni di battaglia, da tre anni collaboro con l'Arma come psicologa con contratto che mi viene rinnovato di anno in anno».

L'ex di Milena è già libero, ha fatto solo sette anni di carcere e non si è mai pentito. Anzi. «Dice che è tutta colpa, non dovevo lasciarlo - ammette Milena - però oggi lui è libero mentre io sono costretta all'ergastolo». Una riflessione amara che non toglie grinta a Milena. «Io sono viva, a me è stata data un'altra possibilità, faccio tutto questo anche per le donne che non ci sono più»

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