Bancarelle, caos M5S. Raggi sfida Di Maio: «Il piano va avanti»

Bancarelle, caos M5S. Raggi sfida Di Maio: «Il piano va avanti»
di Stefania Piras
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Lunedì 5 Agosto 2019, 10:02 - Ultimo aggiornamento: 19:10

«Noi andiamo avanti con le delocalizzazioni delle bancarelle», aveva detto l'altro giorno Virginia Raggi senza alcun tipo di turbamento politico. E quindi, nonostante lo stop imposto dal capo politico del M5S e vicepremier Luigi Di Maio che promette da mesi agli ambulanti una sospensione totale delle delocalizzazioni, lei va avanti. Perché Raggi, il suo assessore al commercio Carlo Cafarotti, il presidente della commissione capitolina competente Andrea Coia ne hanno fatto un punto qualificante del programma elettorale.

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«Abbiamo chiesto ai nazionali di rispettare e scelte che stiamo facendo contro le lobbies e il malaffare che è emerso dalle recenti indagini», dice Coia che vuole introdurre anche delle restrizioni: «rinnovi delle licenze solo a chi rispetta leggi e regolamenti». E quindi hanno deciso che il Campidoglio non aspetterà il via libera di Di Maio e andrà avanti con il piano di trasferimento delle bancarelle da troppo tempo incompatibili con il codice della strada e con il decoro urbano. Si va avanti, dunque, a prescindere da tutto e da tutti, e quindi anche dal tavolo aperto al Mise e voluto da Di Maio.

Non è un caso che la sindaca Virginia Raggi si sia presentata di persona in viale Regina Elena l'altro giorno per comunicare il trasferimento storico in via Lancisi delle bancarelle che ostruivano l'accesso al pronto soccorso del Policlinico. Un risultato non da poco a cui si arriva dopo tantissimo tempo e dopo che i dirigenti del Policlinico sono dovuti ricorrere all'aiuto del prefetto. «Si deve andare avanti, noi governiamo Roma e a Roma dobbiamo pensare», ha ripetuto in tutte le salse Virginia Raggi facendo intendere che non chiederà il permesso a nessuno su come gestire questa e altre partite. La sua posizione è paradossalmente molto più vicina alla Regione Lazio di Nicola Zingaretti che sta riscrivendo il Tuc, il Testo unico sul Commercio, ed è parecchio distante dall'attendismo pentastellato.

Anche l'assessore Carlo Cafarotti che era stato letteralmente assalito dagli ambulanti durante l'ultimo incontro con i sindacati a fine maggio, a due giorni dal voto per le Europee, aveva dovuto ingoiare lo stop elettorale di Di Maio e aveva promesso di promuovere la massima condivisione con la categoria. Oggi, che le elezioni europee si sono celebrate, è concentrato sul suo mandato. «Sulle rilocalizzazioni e le delocalizzazioni andiamo avanti, con le norme attuali. Non siamo inerti», dice Cafarotti che sul tema è molto deciso. «Il rischio di stop o inerzia si concretizzerebbe ovemai il Tuc regionale o il Mise introducessero articoli mal formati. Al momento sul lavoro regionale non vedo grossi rischi. Vedo la possibilità di revoca con indennizzo da fondi regionali che risolverebbe i casi più critici», sottolinea. Il deputato romano Massimiliano De Toma sta studiando una riforma del settore e mette le mani avanti: «Il nostro tavolo al Mise si basa su tre aspetti fondamentali: decoro, abusivismo e qualità». Il punto, sottolinea De Toma, è che la legge che hanno in mente loro deve avere una valenza nazionale «e le realtà delle rotazioni fuori da Roma sono praticamente sconosciute». Quindi, meglio lasciare tutto com'è. E invece in Campidoglio hanno fatto capire che non sopporteranno più alcun tipo di briglia su queste questioni.
 

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