Sentinella della pioggia: ecco la seconda puntata sul Messaggero

Sentinella della pioggia: ecco la seconda puntata sul Messaggero
di Tatiana de Rosnay
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Domenica 4 Agosto 2019, 11:20 - Ultimo aggiornamento: 12 Agosto, 15:48

Parigi era la scelta più comoda e sarebbe stato un fine settimana senza coniugi né figli, aveva detto Lauren. Quindi senza Colin, né Mistral, la figlia che Tilia aveva avuto dal primo marito, né Sacha. Linden apre la tenda e guarda la pioggia venire giù sull'asfalto. Sente il bip del cellulare e lo prende dalla tasca del cappotto. Bullo, sei arrivato? Tilia lo chiama sempre bullo. Pupa, sono in camera. La 46. Poco dopo sente dei colpi decisi alla porta. Sua sorella è lì, fradicia. Spalanca le braccia e avanza barcollando come uno zombie, lo fa ridere. Si abbracciano, è piccola e robusta, l'ossatura come quella del padre. Quando sono insieme non sanno mai in che lingua parlarsi. Sono cresciuti parlando inglese con la madre e francese con il padre, ma tra loro un miscuglio che fa venire il mal di testa. Tilia è sempre stata un maschiaccio, una di quelle bambine che si arrampicano sugli alberi e fischiano con le dita tra i denti. Linden nota che è più elegante. Merito di Mistral, la figlia diciottenne studentessa di moda, che vigila sul suo abbigliamento. Tilia attraversa la stanza per accendere la tv, vuole guardare le notizie sul fiume, e Linden si accorge che zoppica più del solito.

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Non hanno mai parlato dell'incidente che ha avuto nel 2004, a venticinque anni. È quasi morta, parte dell'anca e della gamba sinistra sono state sostituite e ha passato mesi in ospedale. Tornava da una festa con le sue migliori amiche, una di loro stava per sposarsi. Avevano affittato una macchina con autista per tornare a casa sane e salve, ma alle tre del mattino un automobilista ubriaco si era schiantato contro il loro minivan. Tilia era stata l'unica a sopravvivere. Colin come sta? domanda Linden cauto. Sanno entrambi, lo sa tutta la famiglia, che il suo elegante sposo inglese, un esperto d'arte, è un alcolizzato irriducibile che inizia la giornata tracannando gin. Tilia ci mette un po' a rispondere, gli occhi incollati allo schermo della tv, dove scorrono vecchie immagini dell'alluvione del 1910. La situazione è sempre la stessa, Colin ha promesso di smettere, ma le cose non migliorano e lei è stanca. Quando si sono sposati non sapeva che fosse un alcolizzato. Lo nascondeva egregiamente. Era elegante e bello. Di diciannove anni più grande di lei e allora? Anche a Mistral piaceva all'inizio. Poi, a poco a poco, la verità era saltata fuori. Tilia il prossimo anno compie quarant'anni, ricorda al fratello con una smorfia, che età orrenda. Il suo matrimonio è un disastro. Non lavora e Colin la mantiene. I suoi dipinti? Un altro disastro! Lui non riesce a non ridere, e lei gli va dietro. Sì dipinge, ama farlo, ma a chi importa dei suoi dipinti? È tutto una catastrofe tranne la figlia, nata nel 1999 durante una tempesta, che ha chiamato con il nome di un vento nordoccidentale. E Sacha come sta? Bene, lavora come un matto alla start-up, non si vedono molto con Linden sempre in volo da qualche parte. Tilia chiede se il padre lo ha conosciuto. Linden dice che no, non ancora. Lauren e Sacha si sono incontrati a New York nel 2014 e si sono subito piaciuti. Il padre lascia Vénozan solo per salvare alberi rari. Tilia lo sa, no? Gli chiede se secondo lui non voglia conoscerlo. Linden non lo sa, sa solo che stanno insieme da quasi cinque anni, che vogliono sposarsi e che Sacha non ha mai incontrato Paul. San Francisco non è esattamente vicina a Vénozan, nota Tilia, ma Linden le ricorda di quando il padre ha passato una settimana in California per impedire che delle sequoie fossero abbattute. Aveva salvato gli alberi, ma non era andato a conoscere Sacha. Linden si concentra sul notiziario: la Senna è in piena, l'ansia cresce. Sembra mettersi male, borbotta Tilia. Il fiume esonderà davvero? Perché non spegniamo? Linden prende il telecomando, ora l'unico rumore è il picchiettare della pioggia. Farò un sonnellino, dice Linden salutando Tilia, prima che arrivino i suoi vuole starsene un po' solo. Ha nostalgia di Sacha. C'è tutta una lista di cose di lui che gli mancano: l'umorismo, il sorriso, la cucina strepitosa, l'amore per l'opera, l'entusiasmo, il magnetismo. Lui e Sacha non hanno passato molto tempo insieme a Parigi, la loro storia è iniziata a New York nel 2013. Ma Parigi è speciale per Linden e gli capita spesso di ripensare agli anni trascorsi lì, dal 1997 al 2009. Si vede goffo e dinoccolato risalire i gradini di casa di Candice, la gioia di essere lontano da Sévral, da Vénozan. Che diamine pensava di fare, andandosene via di casa? aveva tuonato la madre. Mentre ascoltava i suoi rimproveri, Linden si rendeva conto che non sarebbe mai riuscito a spiegare come si sentiva, uno straniero nella città dov'era nato, perché sua madre era americana, anche se il padre apparteneva a un'antica famiglia di Sévral.

Non riusciva a rivelare quanto si sentiva a disagio a scuola. Era infelice, solo. L'unica consapevole della sua agonia era Tilia, che si era schierata dalla sua parte. Perché Linden non poteva andare a vivere con Candice a Parigi? Erano così all'antica? Linden aveva quasi sedici anni, doveva vedere il mondo. C'era stato un lungo silenzio, i genitori si erano guardati e infine Paul aveva detto che se era quello che voleva non aveva intenzione di impedirglielo.

Linden aveva guardato la sorella con ammirazione, e lei gli aveva strizzato l'occhio. È divertente pensare che la maggior parte degli studenti intolleranti del liceo di Sévral ora mettevano like a ogni suo post su Facebook. Zia Candice abitava al numero 1 di rue de l'Église, nel quindicesimo arrondissement. Lì Linden si era sentito libero per la prima volta. Se ne fregava del divanoletto scomodo e delle complicazioni della vita sentimentale di Candice. Non c'era niente di Vénozan che gli mancasse. A Parigi si era integrato. Era popolare, le ragazze si innamoravano di lui. Nessuno lo riteneva diverso. Agathe lo avvisa dell'arrivo dei suoi. Nella lobby Linden nota quanto il padre sembri stremato. È accasciato su una poltrona, il viso di un pallore innaturale. La madre lo abbraccia, è ancora una bellezza a sessantuno anni. Linden si china per salutare il padre, poi si rivolge alla madre interrogandola. Sì, non si sente bene, deve riposare. Arriva Tilia, anche lei nota che il padre non sta bene. Quando i genitori salgono, Linden si rivolge alla sorella. La faccia di papà! Così pallido. Lei annuisce preoccupata. Il loro padre vigoroso e tenace sembra un vecchio raggrinzito. Per un po' rimangono zitti, seduti spalla a spalla mentre la pioggia infradicia la città.

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