Carabiniere ucciso, Varriale di nuovo in servizio: «Torno in strada per Mario»

Carabiniere ucciso, Varriale di nuovo in servizio: «Torno in strada per Mario»
di Alessia Marani
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Sabato 3 Agosto 2019, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 07:25

È rientrato in servizio ieri mattina presto. Ha sbrigato anche alcune pratiche e scambiato qualche parola con il comandante e il resto della “squadra”, per un po’ se ne starà probabilmente in ufficio, nella retroguardia, lontano da occhi indiscreti e dall’assalto dei media, ma lui, Andrea Varriale, il trentenne carabiniere di origine napoletana che la notte tra il 26 e il 27 luglio era con Mario Cerciello Rega e se l’è visto morire sotto gli occhi, ha già detto ai colleghi e amici che vuole tornare subito in strada. 

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«Voglio farlo per Mario, per me stesso, perché questo è il mio lavoro», ha ripetuto. Ha messo a posto alcune carte, poi ha preso una licenza, pochi giorni da trascorrere sereno e lontano dal clamore con la fidanzata, magari non in Italia. Un breve viaggio già programmato ma anticipato per recuperare energie e ricaricarsi al meglio dopo il dramma e la bufera fatta di ricostruzioni e quesiti ancora da chiarire. 

Lui quello che doveva raccontare lo ha già messo nero su bianco nell’annotazione di servizio di quella notte, passata agli atti della Procura. Ha raccontato dei due giovani «sospetti» con i cappucci delle felpe calati sul volto che erano all’angolo della farmacia, di Rega che va incontro a Elder e che con la sua stazza lo blocca e quello che, per liberarsi, non ha altra via che tirare fuori il coltellaccio e affondare la lama undici volte sul suo fianco e allo stomaco. 

Poco conta che rimangano quesiti in sospeso: che ci faceva un’ora prima dell’uccisione di Rega in piazza Mastai dove era stato identificato Brugiatelli, il mediatore dei pusher? Chi ha incrociato Varriale in caserma lo ha visto sereno e professionale come sempre, «non teme nulla, non ci sono scheletri negli armadi», si lascia sfuggire qualche commilitone. Ma qui nel “salotto” di piazza Trinità dei Pellegrini dove ha sede il comando stazione in pochi hanno voglia di parlare. Ieri mattina è tornata a salutare i colleghi del marito, la vedova di Cerciello, Maria Rosaria Esilio, a Roma con i cognati e la suocera per essere ricevuta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il quale, ieri, ha avuto un colloquio cordiale al Quirinale. 
Tailleur scuro, capelli lunghi, mossi e raccolti. Con fierezza stringe le mani dei militari, mentre sotto la targa di marmo con la scritta “stazione comando carabinieri” bruciano ancora i lumini accesi vicino ai fiori lasciati in ricordo di suo marito.

Quei pochi passi dalla casetta che la coppia aveva preso in affitto a Campo de’ Fiori e la caserma da un mesetto, vale a dire da quando si erano sposati, ora sono un tragitto del dolore. Maria Rosaria apre le finestre di casa, le stesse che spalancava per salutare il suo Mario ogni volta che andava al lavoro. 

«Mario ci manca tantissimo - afferma la titolare di una bottega artigiana di via dell’Arco del Monte - era il vero carabiniere di quartiere. Quando calava il buio aiutava anche la tabaccaia a chiudere la serranda, sincerandosi che non ci fossero malintenzionati a darle fastidio. Era tornato dal viaggio di nozze da poco e mi diceva contento che presto sarebbe tornato al suo paese, a Somma Vesuviana, per aiutare i familiari a raccogliere le nocciole. Lui non si stava mai fermo, lavorava sempre. Per questo nemmeno mi interessa sapere se fosse o meno in servizio quella notte, perché per me Mario era sempre in servizio». 
 

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