Luca Parmitano, dallo spazio l'allarme per la Terra: «I deserti avanzano e i ghiacciai si sciolgono»

Luca Parmitano
di Paolo Ricci Bitti
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Lunedì 29 Luglio 2019, 01:43 - Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 17:32

dal nostro inviato
MILANO Luca Parmitano da lassù, dai bastioni dell’orbita terrestre, ha visto cose che noi umani possiamo purtroppo immaginare benissimo. «I deserti avanzano e i ghiacciai si sciolgono: sono passati appena sei anni dalla mia prima missione (Volare), ma è bastato affacciarmi alla “cupola” per constatare profondi e drammatici cambiamenti» ha detto l’astronauta catanese durante la sua prima conferenza stampa (inflight call) che ha messo in collegamento l’Iss a 400 chilometri di altezza con il Museo della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci” di Milano, sede geniale per questi colloqui sul filo dei 28.800 chilometri orari della stazione spaziale internazionale raggiunta di nuovo da Parmitano.
 



I SATELLITI
«Sono giorni frenetici - ha detto ancora Parmitano, 42 anni, colonnello pilota dell’Aeronautica militare che nella missione Beyond dell’Agenzia spaziale europea sarà anche il primo italiano a rivestire il ruolo di comandante della stazione - a bordo siamo sempre all’inseguimento della linea verde (la spietata agenda elettronica che detta i frenetici tempi delle attività in orbita, compresi i 200 esperimenti in corso fra i quali i sei dell’Agenzia spaziale italiana) e così da domenica scorsa ho avuto pochissimo tempo per guardare la Terra, per innamorarmi ancora di più della “mia” Sicilia e della magnifica Italia, ma ho ritrovato punti di riferimento e zone in cui gli effetti terribili del riscaldamento globale sono evidenti».

Di più. «Spero che le parole di noi astronauti, privilegiati testimoni della bellezza e della fragilità della Terra - e qui si incupisce il tono della voce del veterano - possano allarmare davvero verso il nemico numero uno di oggi. E poi ci sono i dati dei satelliti dell’Esa, che mappano meticolosamente le conseguenze dei cambiamenti climatici e che ci dicono molto sul riscaldamento globale: dall’Iss l’osservazione umana potrà raccontarlo ulteriormente, per fare sì che chi ha in mano le redini possa fare tutto il possibile, se non per invertire questo trend, per rallentarlo e fermarlo».

Quanto è cambiato Parmitano in questa sua seconda missione di lunga durata senza tuttavia tradire il sorriso-bambino, che l’aveva sempre accompagnato sei anni fa, e la voglia di dividere con noi terrestri le emozioni persino indescrivibili vissute finora solo da 560 astronauti. È in forma splendida, tonico: in pochi giorni ha smaltito il “jet leg” spaziale legato alle condizioni di microgravità (nessun gonfiore del viso, ad esempio) e fluttua nella stazione che sente come casa sua, ma poi c’è il peso della responsabilità di guidare un gruppo di cui fa parte anche il robot Cimon, dotato di intelligenza artificiale e, pare, di qualche algoritmo permaloso: sembra l’equipaggio-tipo di future missioni sulla Luna e su Marte, con uomini e macchine che si sostengono a vicenda.

I PROGETTI
«Naturalmente - ha aggiunto oscillando leggero come seguendo un metronomo - mi piace l’idea di poter andare un giorno sulla Luna, sognare ci fa stare bene e ci spinge ad avere progetti sempre più grandi. Tutta la scienza e la tecnologia che stiamo sviluppando è rivolta anche alla Luna e al nostro futuro, e di conseguenza anche al mio ed è per questo che ho deciso di chiamare questa missione Beyond, ovvero oltre». “Oltre” fino a un certo punto, almeno per quanto riguarda le dimensioni della stazione: «Ci è arrivato un sacco di roba con l’ultima navetta cargo e adesso noi astronauti-magazzinieri non facciamo che ripetere che quassù ci manca lo spazio». Si fa squadra, sull’Iss, anche con una risata.


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