«Il modo con cui si è concluso il caso è sintomatico di come cambia un movimento di opinione pubblica come #MeToo una volta messo alla prova in un’aula di tribunale», ha detto Mark Geragos, un avvocato specializzato nella difesa delle celebrità tra cui Michael Jackson e Wynona Riders. Di diverso avviso l’avvocatessa femminista Gloria Allred che rappresenta molte vittime di Harvey Weinstein, del rapper R Kelly e del finanziere Jeffrey Epstein: «Assurdo. Non dovrebbe avere alcun impatto. Il caso contro Spacey era molto specifico e non c’era modo in cu avrebbe potuto andare avanti». Se adesso «potrebbe tornare a lavorare», come ha pronosticato Variety secondo cui ci sarebbe almeno uno sceneggiatore candidato agli Oscar che vorrebbe l’attore nel cast, i guai con la giustizia per Spacey non sono comunque finiti.
Continuano le inchieste sul suo conto in Gran Bretagna e in maggio Scotland Yard è volata negli Usa per interrogarlo su sei casi di molestie, mentre Kevin è finito sotto inchiesta anche a Los Angeles. Si tirano intanto le somme delle conseguenze delle accuse su una carriera che ha visto anche un Oscar da non protagonista nel 1996 per “Usual Suspects”. Il presidente Frank Underwood da lui memorabilmente interpretato in “House of Cards” è stato «ucciso» all’inizio dell’ultima stagione mentre il regista Ridley Scott è tornato a girare scene di “All The Money in the World” mettendo Christopher Plummer nella parte del petroliere J. P. Getty in precedenza affidata a Kevin.
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