«Ciao, lavoro per Google e stiamo raccogliendo dati per migliorare il riconoscimento facciale della prossima generazione di telefoni»: così, secondo il sito Zdnet che riporta la notizia, alcuni dipendenti dell'azienda di Mountain View si presentano ai passanti per l'esperimento, nelle strade di New York e di altre città americane. Alle persone che accettano di partecipare viene fatta firmare una liberatoria e offerta una carta regalo da 5 dollari da spendere su Amazon o da Starbucks. In cambio si dà la propria disponibilità a farsi analizzare il volto Nei minimi dettagli.
I DATI
I dati vanno poi ad alimentare gli algoritmi di intelligenza artificiale alla base del sistema di riconoscimento facciale dei nuovi Pixel, i telefoni che Google lancerà sul mercato nei prossimi mesi. L'esperimento fa venire alla mente un test simile lanciato da Amazon a fine maggio. Il colosso di Seattle dava una carta regalo di 25 dollari a chi era disposto a farsi scannerizzare il corpo, fornendo così una serie di dati potenzialmente utili a rifinire le taglie per la vendita di vestiti online. E fa riflettere sul valore dato alla privacy sia dalle aziende tecnologiche sia dagli stessi utenti.
Una recente indagine di Kaspersky ha messo in rilievo che oltre un terzo degli utenti a livello globale è disposto a dare accesso ai propri dati in cambio di denaro. E più della metà delle persone che utilizza Internet ritiene che avere una privacy nel mondo digitale attuale sia praticamente impossibile. In particolare è la tecnologia di riconoscimento facciale ad aver aperto un ampio dibattito sulla privacy. La Cina sta spingendo molto, mentre negli Stati Uniti una serie di associazioni per i diritti umani hanno lanciato appelli alla Silicon Valley a non vendere questo genere di software alle agenzie governative. E cresce il rifiuto di alcune città americane a usare il riconoscimento del volto. Dopo San Francisco e Sommerville, la terza città a decidere lo stop è stata Oakland, in California. La decisione sarebbe stata presa dopo uno studio che dimostra una minor accuratezza di questo tipo di soluzioni per le donne e le persone di colore, sollevando così preoccupazioni non solo sulla privacy ma anche sulla discriminazione razziale.
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