Mondiali: Detti è bronzo nei 400, Sun è d'oro e Horton protesta

Gabriele Detti con la medaglia
di Piero Mei
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Domenica 21 Luglio 2019, 13:19 - Ultimo aggiornamento: 21:53

Gabriele Detti si riprende il bronzo mondiale che era già suo a Budapest nei 400 stile libero (“ma negli 800 sono ancora il campione” scherza) e gli sono davanti ancora il cinese Sun Yang - al quarto titolo mondiale di fila - e l’australiano Horton: “Però Sun Yang non l’ho mai visto così vicino: significa che è umano anche lui”. O che sta invecchiando? “Invecchio pure io”. E le storie di doping? “Non mi interessano, vince perché è superiore, anche se questa volta un po’ meno”. E chissà nei prossimi 800…

IL RECORD E LA GARA
Detti migliora il proprio record italiano e lo porta a 3:43.23. “Una piccola limata”, dice: sente però che il muro del 3:43 non è lontano. E c’è tutto un anno per lavorarci su, anche in vista di Tokyo 2020, e con Sun Yang più vicino. Gabriele è stato il più veloce negli ultimi 50 metri, “stavolta però ho anticipato un po’ allungando negli ultimi 100”. “Non avevo visto Horton con tutta la gente che c’era in mezzo”. Detti era alla corsia 6, Horton alla 2. Cio sta ualche espressione in slang livornese e Gabriele la adotta. Sun Yang, tuta giallorossa e cuffia in tinta, mascellone crescente, ha vinto in 3:42.44, Horton secondo in 3:43.17. Sono sempre loro, mondiali ed Olimpiadi i primi tre, ma i distacchi s’accorciano.

LA VOGLIA E LA STANCHEZZA
“Avevo tanta voglia di gareggiare. L’ho fatto bene, anche se quando mi sono svegliato nel pomeriggio mi sono sentito un po’ fiacchetto. Ma l’ho tenuto per me. A tutti dicevo di sentirmi come un Dio”. Spiega: “Forse tornare dopo due anni a gare di questo livello ha la sua influenza mentale. Sto bene. La spalla? Nessun dolore, ma fatemi andare sennò a me mi squalificano…”. In quell’2° me” sta forse il retro pensiero su quel che pensa veramente della vicenda Sun Yang. Ma è retroscena…

LA BELLA SORPRESA
Dietro quei tre di sempre, al quinto posto, c’è un diciottenne di Bari che s’allena pure lui a Ostia nel santuario del fondo, dov’è priore il Moro, al secolo Stefano Morini. Il ragazzo, rasato da festa della matricola, fa ancora il suo miglior tempo, 3:44.86, i precedenti vanno in bricole. Ora si presenterà sempre rasato? “I capelli ricrescono presto e tanto. Ho le mie scaramanzie comunque: mi metto in piedi sul blocco, guardo la corsia e mi carico con un ‘ci sono’”. Esordio mondiale “con finale e quinto posto e personale: non potevo augurarmi di meglio, e mi sto avvicinando a Gabriele…”. La Puglia ha un segreto? “Non so, comunue Elena Di Liddo va forte, c’è la Pilato e magari domani ci sarà mio ratello Luca che ha tre anni meno di me… chissà”. Pensieri su Tokyo? “Chi non li ha? Ho pure il crono”. E con Luca a Parigi 2024? “Insieme, un sogno”.


La protesta di Mack Horton che non sale sul podio dominato dal rivale Sun Yang (foto AP)

NO PODIO
Nuovo tipo di protesta ai mondiali: niente a che vedere con il puggo al cielo del Messico di Tommy Smith e John Carlos, ma era il ’68 ed era politica. Qui il contestatore era l’uomo d’argento, Horton, che la faceva contro l’uomo d’oro. Horton non è salito sul podio. La medaglia al collo Paolo Barelli, il presidente della Fin incaricato del compito, riusciva a mettergliela nonostante il podio di mezzo: è abbastanza alto. Detti era salito su, Sun Yang ci saliva al suo turno, e l’australiano restava giù. E niente strette di mano, né abbracci, né sorrisi: tra l’australiano e il cinese scorre tutt’altro che buon sangue. Litigano a mezzo stampa e direttamente in continuazione. Se Horton ha preso la medaglia, non ha però avuto la mascotte di prammatica: chi “copremiava” con Barelli ha rifiutato di consegnarla all’atleta che era rimasto con i piedi per terra. E che se ne stava sulle sue lontano da fotografi e festeggiamenti.
 

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