Trump attacca di nuovo la Fed: teorie difettose

Trump attacca di nuovo la Fed: teorie difettose
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Venerdì 19 Luglio 2019, 17:00 - Ultimo aggiornamento: 20:20
Donald Trump attacca di nuovo la Fed, puntando il dito contro le teorie «difettose» della banca centrale senza le quali i tassi di interesse sarebbero più bassi e l'economia americana starebbe molto meglio. Approfittando della confusione che regna sul mercato e fra gli osservatori sull'ammontare del taglio del costo del denaro atteso alla
prossima riunione, Trump esorta la Fed a «non rovinare le chance di successo» degli Stati Uniti e a mettere fine al «pazzo» processo di riduzione di bilancio.

Il nuovo affondo del presidente americano arriva in un momento di tensione alla banca centrale, dove la fuga in avanti del presidente della Fed di New York, John Williams, è stata ripresa e corretta. Nelle ultime ore Williams si è lasciato sfuggire che in un contesto di bassi tassi di interesse le banche centrali farebbero meglio ad agire prima che dopo, senza attendere indicazioni chiare su un rallentamento dell'economia.

Parole che Wall Street ha letto come la possibilità di un taglio di mezzo punto percentuale dei tassi di interesse alla riunione del 30 e 31 luglio. La Fed è stata costretta a intervenire e cercare di stemperare l'entusiasmo, definendo il discorso «accademico» e invitando a non leggere troppo fra le righe. La chiarificazione ha fatto precipitare al 44% dal 66% le chance di un taglio di mezzo punto, balzate dopo le parole di Williams. L'incidente ha offerto l'occasione a Trump per tornare a incalzare la Fed chiedendo tassi più bassi.

Secondo gli analisti un taglio di mezzo punto del costo del denaro rischierebbe di innescare «panico» in quanto spingerebbe a intravedere una forte frenata dell'economia o una recessione. Più probabile quindi una sforbiciata da un quarto di punto, vista come una sorta di «assicurazione» a sostegno della ripresa. La crescita economica americana procede e, secondo la Fed, le prospettive sono positive per i prossimi mesi. Ma molte incertezze restano, dall'aumento del tetto del debito alla Brexit, passando per le tensioni commerciali fra Stati Uniti e Cina.

In questo contesto è alta l'attenzione della Fed e degli analisti sul dato del 26 luglio sul Pil americano nel secondo trimestre. La stima è per una brusca frenata al +1,8% rispetto al +3,1% dei primi tre mesi dell'anno. La posta in gioco alla prossima riunione della Fed è alta soprattutto per il presidente Jerome Powell: la decisione potrebbe infatti spaccare la Fed, all'interno della quale non tutti sono convinti della necessità di un taglio. A questo si aggiungono le pressioni di Trump e le probabili critiche per un taglio dovuto solo a motivi politici.

 
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