Paltrinieri, tocco d'argento: l'Italia sorride con la staffetta mista 5 km

Paltrinieri, Acerenza, Bruni e Gabbrielleschi con la medaglia d'argento
di Piero Mei
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Giovedì 18 Luglio 2019, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 17:56


E’ argento quel che luccica sul petto e sul cuore di Rachele Bruni, Giulia Gabbrielleschi, Domenico Acerenza e Gregorio Paltrinieri, nell’ordine della staffetta: lo hanno conquistato al mondiale nel porto di Yeosu, tra le onde scure, giacché il Mar Giallo stamattina non era la solita tavola. Dondolano, le medaglie. E’ “argento bello” per dirla con il cittì Massimo Giuliani. I ragazzi lo azzannano per la foto di rito. Domenico Acerenza, detto Mimmo, ha azzannato anche gli avversari nel corso della sua frazione, la terza; Gregorio Paltrinieri, nella sua, non è riuscito a scrollarsi di dosso il morso del tedesco Rob Muffels che ha toccato la piastra della gloria per primo. Greg per secondo, davanti all’americano, giusto un battito di cuore prima di lui.

«ME LA GIOCO MA NON VINCO MAI»
S’erano dati il cinque, alla fine della terza frazione, tre chilometri e 750 metri dopo la partenza, lo spavaldo Mimmo e Greg, e il pensiero era subito diventato d’oro. Mimmo aveva macinato la sua acqua con più cuore di quanto se ne può mettere al suo paese natale, Sasso di Castalda, Potenza, Lucania, per attraversare il Ponte alla Luna, quasi un centinaio di metri di ponte tibetano sospeso sul vuoto e che ti fa sentire in cielo. Aveva recuperato quasi tutti i 36 secondi di svantaggio che aveva avuto in consegna da Giulia Gabrielleschi, seconda frazionista, ma non per scarso rendimento di questa o di Rachele Bruni, che era stata l’apripista azzurro: le due donne s’erano trovate a confrontarsi con più d’un uomo, giacché la gara consente a ogni squadra, obbligata a mettere in campo due maschi e due femmine, di scegliere l’ordine preferito. Mimmo ha dato il cinque a Greg e tre secondi da recuperare. L’oro era a tre secondi, appunto. E quello è Greg, e il tedesco non è Wellbrock, rimasto a riposare in vista del nuoto che verrà, è Muffels: buono, buonissimo, ma vuoi mettere Paltrinieri? Muffels, però, è assai più esperto del campione di tutto tra i flutti e il corpo a corpo. E così vince lui. E’ quello che dirà Greg, tornato a terra: «Pensavo di essere più veloce e di staccarlo; lui mi stava in scia, addosso, e mi impediva di allungare. E’ che qui non sono tra i più forti: me la gioco con tutti ma non vinco mai».

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FARSI FURBO
Non è rassegnazione: è analisi fredda. Paltrinieri è campione anche in questo: vedere lucidamente. «Gli altri sono più furbi a starmi ddosso, a darmi fastidio. Ci sono tante cose che devo ancora imparare, sono un rookie, no?». E aggiunge, “minaccioso” per i “furbi”: «Questo argento è un punto di partenza per il sogno olimpico che ho tenuto vivo con il sesto posto e la qualificazione nei 10 chilometri». A Tokyo sarà un’altra cosa: più esperienza e un calendario differente, con il fondo che sarà dopo la piscina. Qui è la piscina a seguire: «Ora tre o quattro giorni di riposo, poi gli 800 e i 1500». E Detti, e Wellbrock, e Romanchuck, e Sun Yang, e Horton, e chissà chi. Intanto c’è da mettere in cassaforte una medaglia di nuovo conio: la bacheca è la grotta del tesoro delle “Mille una notte”, apriti Sesamo.
 

 

L’ASSO NELLA MANICA
Domenico Acerenza è stato l’asso nella manica italiana. Del resto il suo account instagram, un po’ per l’abbreviazione del cognome, un po’ per fatale combinazione, è proprio “dome_ace”, che è anche “asso”, o l’ace del tennis, il servizio che non prendi, velocità pazzesca. Uno dei suoi post programmatici: «Chi nuota, chi spinge, chi si allena… Io muoio!». Mimmo ha giocato il suo ace. «Volevo superarli tutti già nel primo rettilineo, i primi 400 metri». L’ha quasi fatto, dando il cambio a Greg per secondo da nono che era partito. Era talmente gasato, Acerenza, che ha scambiato un tedesco per una tedesca e s’è chiesto come facesse ad andare così forte. Quando gli è finito a ridosso, ha capito perché: era Soren Meissner, uomo. Dice Mimmo che il suo allenatore di adesso, Stefano Morini, detto il Moro, lo aveva preso da parte alla vigilia e catechizzato sul fatto che la sua frazione fosse fondamentale per il recupero e la tattica: «Ci ho messo tutto il cuore. Ora in vasca ci vorranno anche la testa e le braccia».

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DUE RAGAZZE DA MEDAGLIA
Anche le ragazze, che hanno aperto le ostilità, hanno ben fatto la propria parte arrabbiate com’erano per le ultime avventure, Rachele Bruni per gli occhialini che la Muller le aveva strappato, insieme con una possibilità di medaglia, nella gara individuale dei 5000 (nei 10 mila prese il bronzo e Tokyo 2020), Giulia Gabbrielleschi per il sesto posto in quella stessa gara più breve. Rachele era in un gruppo nel quale erano anche maschi: l’unica a tenerli a bada era l’americana Anderson, che ha raggiunto (e superato) la “parità dei sessi”, se il maschio non è granché. Rachele finiva undicesima, Giulia cambiava nona recuperando posizioni. Poi si tuffava Mimmo, ed erano bracciate d’argento. Anche per Giulia dadomani «testa bassa e nuotare»: sarà in gara in piscina pure lei, altra rappresentante di questi nuotatori di nuova generazione che mescolando vasca e mare. Rachele s’è fatta strappare da Greg, dice lei, «una promessa mondiale per Fukuoka 2021: vedremo dopo Tokyo». L’argento c’è, può scoprire in oro come il cavallo di Marc’Aurelio in Campidoglio quando verrà la fine del mondo. Qui, in fondo, si tratterebbe “solo” di una gara mondiale.
 

NUMERI
La Germania, senza Wellbrock ma con il varo a sorpresa di Sarah Kohler, la Quadarella teutonica, ha chiuso in 53:58.7 (formazione: Lea Boy, Kohler, Meissner, Muffels), l’Italia in 53:58.9 (Bruni 14:35:2, Gabbrielleschi 13:44.8, Acerenza 13:17.8, Paltrinieri 12:21.7), gli Stati Uniti in 53:59.0, con Wilimovsky il migliore “frazionista” in 12:14.0, schierato per secondo anziché quarto atteso. Gli Stati Uniti hanno usato l’alternanza, donna-uomo, Germania e Italia sono andati a coppie unisex, prima le donne, poi i due maschi recuperatori.

LA GRANDE FATICA
Oggi cinque ore d’acqua per gli uomini e cinque mezzo per le donne nella “maratona del nuoto”, la 25 chilometri.
L’Italia schiera tra i maschi Ruffini, il Casanova delle piscine (fidanzato con belle nuotatrici in successione ma ha detto, ridendo sotto i baffi che ha, «ora con le nuotatrici ho smesso») e Occhipinti, fra le ragazze Arianna Bridi, delusa dalla 10 chilometri e arrabbiatissima, il che non guasta, e Barbara Pozzobon, 24enne di Maserada sul Piave. Per farla partecipare a una maratona di 56 chilometri sul fiume Coronda, in Argentina, i compaesani fecero una colletta, le pagarono e lei vinse. Il Piave mormorò e la Coronda no… Qualcosa oggi brontolò anche il Mar Giallo: era d’argento.

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