Mondiali, Bruni e Gabbrielleschi sfiorano il podio nella 5 km, domani la mista con Paltrinieri

Rachele Bruni in azione
di Piero Mei
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Mercoledì 17 Luglio 2019, 15:17
In fondo al mar Giallo, che giallo non è come il Tevere non è biondo ma anzi è scuro e probabilmente per identiche questioni di scarichi, ora c’è un paio di occhialini in più: li ha gettati la francese Amélie Muller strappandoli dalla testa di Rachele Bruni. E’ accaduto durante la gara dei 5 chilometri stamattina nel porto di Yeosu, acque leggermente più mosse del solito. Le ragazze non si amano, ed anzi Aurélie ce l’ha con Rachele in modo particolare giacché a Rio 2016 fu squalificata e l’argento passò al collo dell’azzurra. La quale l’altro giorno, durante la gara dei 10 chilometri, nuotando verso il bronzo avrebbe danneggiato l’avversaria “passandole sopra” tanto da provocare un reclamo francese, poi respinto. Rachele volò sul podio, Amélie pianse, undicesima ed esclusa da Tokyo 2020.

LA TONNARA
Certe gare di fondo sono una specie di tonnara, nella quale sono i tonni stessi a colpirsi. Ieri erano 75 ragazzi ed avevano 10 chilometri di prospettiva di lotta: oggi le ragazze erano “solo” 54, ma i chilometri la metà, e le “botte” il doppio, perché quando ci si mettono, le donne… Così la competizione è andata avanti con cambi di traiettorie, colpi bassi, scavalcamenti e quant’altro, con molte delle nuotatrici più o meno sullo stesso piano di rendimento e perciò impossibilitate a fare selezione ed isolarsi. Comparivano via via in cima alla masnada la brasiliana Ana Marcela Cunha, l’olandese Van Rouwendaal, spesso micidiale ma non in Corea, le francesi, le nostre, con la Gabbrielleschi che imboccava la rotta giusta e si trovava pue prima, la Bruni che era sempre in quota con quella sua frequenza di bracciate ineguagliabile, o almeno ineguagliata.

ASSALTO FINALE
E’ stato quando la piastra da toccare per primi (prime, nel caso) era bene in vista che la brasiliana dai tratti forti ha sferrato l’attacco definitivo e giusto per lei, chiudendo in 57:56.00. La Muller la seguiva a un secondo tondo e ad altrettanto arrivavano l’americana Moore e la tedesca Beck in un insolito terzo posto in parità dopo 5 chilometri di fatica. Rachele alzava il braccio per il tocco (c’è chi dice un po’ in ritardo) quinta a 70 centesimi dal podio e dopo di lei, con 30 centesimi in più, Giulia Gabbrielleschi, sesta.

LA RABBIA DI RACHELE
Dice la Bruni: “Non cerco scuse, il fondo è così: ma stavolta mi ha strappato gli occhialini. Io forse ho attaccato un po’ troppo presto, ai 600 metri; sono sempre stata frale prime, avevo resettato tutto dopo il bronzo; la tattica era quella giusta: stare davanti per evitare fughe pericolose. Adesso pronti per la staffetta”.

LA DELUSIONE DI GIULIA
Dice la Gabbrielleschi, che a Pistoia si allena in una vasca da 25 metri e dunque fare 10 chilometri diventa anche un difficile esercizio di “contabilità”: “Puntavo al podio; ho cercato di dare tutto nello sprint finale, ma lo sprint non è la mia corda; poteva andare un po’ meglio: facevo riferimento su Rachele che vedevo a poche persone da me; bisogna stare un po’ fuori dal gruppo: meno botte prendi, meglio è. Prima delle gare in piscina, gli 800 e i 1500, nelle quali sarò forse un po’ più cattiva del solito, c’è pure la staffetta di domani”.

“CI MANCA QUALCOSA”
Parla in generale il cittì Massimo Giuliani, da 26 anni sulla “panchina” del fondo, il più longevo dei cittì italiani in attività: “Brave le ragazze, il fondo sta cambiando; si vdono sempre più spesso arrivi concitati. Abbiamo forse qualche podio in meno. Credo che bisognerà risolvere un problema: le gare si devono decidere prima di arrivare allo sprint finale tutti insieme. Un po’ come nel ciclismo, dove non si vedono quasi più le volate di gruppo”.
Poi ufficializza la composizione della staffetta di domani: due maschi e due femmine, Paltrinieri e Acerenza, Bruno e Gabbrielleschi. L’ordine? Ogni squadra deciderà come crede. Greg aveva detto: meglio due maschi nel finale. Vedremo. “In acqua ci sarà meno ‘tonnara’: saranno una ventina di squadre”.

L’INCITAMENTO DI GREG
Paltrinieri ci tiene molto alla staffetta, fa l’uomo squadra; il compito per ciascuno è di 1250 metri, un’inezia rispetto alle abitudini. Racconta la Bruni: “Greg ci incita: ‘dài che gli facciamo il culo’”. Incitamento colloquiale ma significativo dell’aria che tira sul porto di Yeosu, tra gli azzurri, tra una ruota che fa lui e acqua spettacolo, una nave della guardia costiera sudcoreana, un palazzo vela modernissimo di vetri e una lontana e antica pagoda su un promontorio.
 
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