GOLDEN ERA
Federer è un fenomeno senza tempo, l’eleganza del classico trasportata nel futuro: è Mozart e i Metallica contemporaneamente. Nadal è il più grande terraiolo di tutti i tempi: l’atletismo ai massimi livelli, costantemente capace di migliorarsi. È il recupero impossibile, la resistenza disumana. Djokovic ha portato il tennis a livelli di intensità psico-fisica mai raggiunti in passato. Piace a chi stravede per la tattica, a chi concepisce il gioco come un inno alla geometria e all’architettura. Certo, rispetto ai campioni del passato, può averli aiutati l’omologazione delle superfici. Oggi non c’è grande differenza tra terra rossa, cemento e finanche erba: con lo stesso tipo di tennis si può vincere dovunque.
E LA NEXT GEN?
Quello celebrato sul Centre Court è stato il 54° trionfo di uno dei membri eletti dei “Fab Three” negli ultimi 65 Slam (l’11° di fila). A Wimbledon il terzetto si è preso 15 degli ultimi 17 titoli: gli altri 2 sono andati a Murray, fermato da un’anca sbilenca. Sembra quasi che il sol dell’avvenire sia tramontato prima ancora di sorgere. “Next Gen” sta diventando sinonimo di “Next When”. Probabilmente arriverà, ma il quando è scritto nelle stelle e l’impressione è che sia una generazione di livello inferiore rispetto ai tre fenomeni. È probabile che il tennis possa vivere una fase di transizione come accadde dopo Connors e Borg, McEnroe e Lendl, o quando Sampras e Agassi, tutti peraltro mai dominanti come i tre fuoriclasse attuali, si arresero all’età. Bisognerà attendere qualche anno affinché nuovi giocatori facciano presa sui fan. Qualche nome? Zverev, Tsitsipas e Shapovalov su tutti. Non c’è niente di male: quando ci si affeziona a un campione, è normale pensare che nessuno potrà sostituirlo. La storia ci insegna che il ricambio generazionale è sempre arrivato, magari stavolta ci vorrà più tempo. Anche perché Nole, King Roger e Rafa al momento non hanno intenzione di abdicare.
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