Orvieto, braccio di ferro nel Pd: il paradosso delle due reggenze

Il commissario del Pd Umbria, Valter Verini
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Sabato 13 Luglio 2019, 15:58
ORVIETO - E' braccio di ferro nel Pd di Orvieto. Nella rissa tutti contro tutti del post sconfitta elettorale ora le due diverse anime di quel che rimane del partito si farà la sua "reggenza" aumentando la confusione soprattutto tra gli ultimi elettori rimasti. Una è quella autonominata nei giorni scorsi dalla ex maggioranza del coordinamento comunale che venerdì pomeriggio, come annunciato, ha disertato l'assemblea degli iscritti convocata dal commissario regionale Valter Verini. Presenti - complice anche l'afoso pomeriggio di metà luglio - una ventina di persone, assente l'ormai ex commissario comunale, il sindaco di Narni Francesco De Rebotti, che aveva già chiuso la sua avventura, l'onorevole Verini ha annunciato che a breve saranno nominate le persone che dovranno traghettare il Pd orvietano al prossimo congresso e gestire la non semplice fase delle candidature alle elezioni regionali d'autunno. Nessun cenno alle iniziative degli altri reggenti - già liquidate nei giorni scorsi da Verini come «iniziative virtuali» - per i Dem orvietani, bontà loro, è «terminato il periodo delle contrapposizioni sterili al suo interno». «Il partito - recita una nota - è convinto di poter nuovamente tendere la mano alla città. Sia nell’azione dei suoi consiglieri eletti, con una opposizione serrata e responsabile, sia ricominciando l’azione sul territorio, con modalità di dialogo e di ascolto con la base, sia con un’agenda prettamente politica, proiettata nel domani». In un documento discusso in assemblea sono state anche analizzate e fissate le cause della recente sconfitta elettorale. Nel mirino la spaccatura sulla ricandidatura dell'ex sindaco Germani che aveva portato al commissariamento dell'ex segretario comunale Andrea Scopetti, una frattura che per questo pezzo di partito è assolutamente insanabile. «Meglio perdere che fare l'accordo con chi ha distrutto il partito», il leit motiv che aveva prevalso dopo il voto del primo turno quando tra i Dem ci si interrogava se fare o meno l'apparentamento con le liste di Franco Raimondo Barbabella tra cui quella dove avevano trovato rifugio i transfughi Pd vicini a Scopetti. Oggi quel ritornello, sussurra qualcuno, è diventato: «Come possiamo affrontare una nuova fase con chi si è candidato contro il Pd?». 

«ENNESIMA DEBACLE DELLA MINORANZA» Che poi è la posizione speculare degli scopettiani e dell'autonominato comitato di reggenti rispetto alla volontà di Verini e company di ripartire dalla coalizione di Giuseppe Germani: «Come si può ricominciare da chi ha perso?». Per i reggenti Renato Piscini, Massimo Ciotti e Massimo Marinelli quella di venerdì pomeriggio è stata «l'ennesima debacle della minoranza Pd». «È stata convocata, ancora una volta in maniera univoca e al di fuori di tutte le regole - dicono - l’assemblea degli iscritti, con altisonanti toni e ambiziose finalità politiche a cui hanno partecipato una ventina di persone, alcuni non iscritti, su un totale di circa trecento. La maggioranza dei dirigenti e iscritti, che ringraziamo per la scelta fatta, hanno sensibilmente e politicamente accolto le indicazioni della reggenza del Pd di maggioranza, la quale aveva chiesto al commissario in pectore di convocare gli organismi legittimamente eletti riservandosi di non partecipare ad altre riunioni o pseudo organismi. Ancora una volta si è proceduto con autoconvocazioni di parte mettendo ostacoli alla ripartenza qualunque essa sia. Il commissario sembra abbia inteso lanciare ulteriori messaggi di ricomposizione». Il comitato dei reggenti torna tuttavia a dettare le loro condizioni per riaprire il dialogo: «Ripristino delle regole, presa d’atto della sconfitta elettorale e passo indietro di coloro che l’hanno gestita e voluta (anche se non ci capisce ancora una volta di chi visto che il partito è commissariato da tempo, ndr), un' analisi, valutazione e posizione di alcuni membri nel partito e dei consiglieri eletti».
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