Amatrice, Angelica senza lavoro dopo il terremoto. Sotto le macerie il marito le disse: «Fai studiare i nostri figli»

Pompeo e Angelica Rubei con i due figli Da sotto le macerie il marito le disse: «Fa studiare i nostri figli» Il dramma di Angelica: come faccio ad onorare la promessa?
di Rosalba Emiliozzi
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Venerdì 12 Luglio 2019, 14:39 - Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 01:41

Dalle macerie che cadevano fitte e pesanti è riuscita a salvare i suoi due bambini, «usciti dai crolli come angeli, senza un graffio». Pompeo Rubei, suo marito, il papà dei suoi figli, è rimasto incastrato sotto una trave, con il tetto e la mansarda che, sbriciolati, premevano.

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La moglie Angelica, 46 anni, di quella orribile notte ricorda tutto. La terra che trema, il buio pesto, la pioggia di sassi, le pareti che non ci sono più, il marito che ancora vivo le parla da sotto un cumulo di detriti. La notte del 24 agosto dei tre anni fa, nel centro di Amatrice, la famiglia Rubei è stata svegliata dalla violenta scossa (magnitudo 6) delle 3,36. Il primo a balzare dal letto è Pompeo che sveglia la moglie: «I bambini», grida. La casa - che era nella parte storica, la più bella del paese - non resiste alle unghiate della terra. «Veniva giù tutto, cadevano sassi, venivano giù forti, veloci, non si vedeva nulla, sono rimasta in piedi, tutt’intorno crollava. I bambini erano nella stanza accanto, li ho chiamati, la camera non c’era più, il terremoto aveva spostato il letto, loro si sono alzati come angeli, non avevano un graffio, Dio me li ha salvati», racconta mamma Angelica.

Pompeo era sotto le macerie. Angelica lo chiama: «Dimmi dove sei?». Lui bussa con un sasso contro le macerie, è vivo. «Ho tanto male alle gambe» dice. Una trave gli impedisce di muoversi. Poi arriva la seconda scossa. «Dai Angelica, prendi i bambini e portali vai» dice Pompeo da sotto. E, in una sorta di testamento, aggiunge: «Falli studiare». «Voleva per loro un lavoro migliore del suo» racconta Angelica. Pompeo era il macellaio del paese, un uomo alto e buono, è morto a 53 anni. È una delle 299 vittime del sisma del Centro Italia del 2016, che ha raso al suolo Amatrice e ha lasciato un dolore che non passa. Angelica non rivide più suo marito, un vicino la aiutò a scendere dalla casa di tre piani crollata e dai soccorritori seppe che Pompeo parlò ancora un po’, poi più nulla.

Lei, ferita, con i bambini si mise ad aspettare nel parco del belvedere, vicino all’ex ristorante Roma. Poi la portarono in ospedale, a L’Aquila. Aveva otto costole rotte, un trauma cranico e un altro alla mano. Con i bambini si stabilì in una casetta del capoluogo abruzzese. Dopo un anno è tornata ad Amatrice «per assecondare il desiderio dei miei figli - dice - sono molto attaccati al paese e sono voluti tornare». Ma per Angelica, che vive con 500 euro di pensione di reversibilità del marito e da due anni cerca un lavoro vero, non c’è spazio ad Amatrice. «Mi sono rivolta più volte al Comune e mi hanno detto che non c’è nulla, che la situazione del paese è questa. Ma io ho bisogno di lavorare e sto pensando di andare via, tornare all’Aquila». Perché nella mente di Angelica ci sono sempre le parole del marito: «Falli studiare». Una promessa fatta quella notte, quando erano ancora una famiglia. «Pompeo voleva molto bene ai bambini, ogni mattina li portava a scuola e poi andava prenderli, ci parlava, li coccolava, era una persona speciale», dice Angelica.

Oggi Angelica Barariu, originaria della Romania, e i figli - una femminuccia di 14 anni e un maschietto di 12 - vivono in una casetta del villaggio di Collemagrone 2. «Non sono case di legno ma di latta, spesso si rompono, il parquet si stacca, le tubature danno problemi». Per andare avanti Angelica si arrangia con qualche lavoretto ma «così non ce la faccio più. Cerco un lavoro, devo onorare la promessa fatta a mio marito». Ha mandato curriculum, ma nessuno le ha risposto. Ed è abituata a lavorare, è stata operaia in un'azienda di coni per gelati e in una fabbrica di scarpe. Poi ha sempre aiutato il marito.    

Nella pubblicazione “Gocce di memoria” della Chiesa di Rieti, a pagina 51, il marito viene ricordarto così: «Pompeo stava per compiere 54 anni, era il gestore della storica macelleria di Amatrice situata proprio sotto la torre civica. La sua attività commerciale si tramandava da generazioni, era stata avviata dal nonno Pompeo, per poi proseguire con il padre Toto. Lascia moglie e due figili». Col terremoto Angelica ha perso tutto, l'amore della sua vita, la casa, il negozio ben avviato. «Siamo usciti di casa scalzi, non avevamo più nulla», dice la donna. Per giorni hanno cercato Nero, il loro cane, che era stato portato al canile e che oggi vive con loro. «Le galline, invece, non le abbiamo ritrovate più, ne avevamo dieci, tutte con un nome, ci ero molto affezionata perché andavamo tutti i giorni insieme - io, mio marito e i bambini - a dar loro da mangiare». Un'altra piccola quotidianità anch'essa portata via dal sisma. 

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