Scatta la corsa ai rimborsi Tari: la protesta per il disservizio

Scatta la corsa ai rimborsi Tari: la protesta per il disservizio
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 12 Luglio 2019, 04:30

L’estate dei miasmi e dei rifiuti non raccolti sta causando una valanga di ricorsi contro il pagamento della Tari. Più correttamente: a centinaia stanno chiedendo il rimborso dell’80 per cento della tariffa dei rifiuti che i romani stanno pagando proprio in questi giorni (in media poco meno di 400 euro a famiglia su base annua secondo Cittadinanzattiva). E gli avvocati suggeriscono: «Fotografate i cassonetti ogni settimana, così potrete dimostrare che la raccolta non ha funzionato per un lungo periodo».

RIVOLTA
In piazza Giovine Italia, a Prati, qualche giorno fa è apparso uno striscione con scritto: «Ama non pulisce, noi non paghiamo». Ma c’è chi passa dalle proteste ai ricorsi e alle denunce. A partire dall’associazione “Tutti per Roma, Roma per tutti” che, insieme a Cittadinanzattiva, ha già raccolto 400 adesioni. La “group action”, dopo un’assemblea, è stata organizzata via mail e chiederà il rimborso dell’80 per cento della Tari. Si parte dalla legge 147 del 2013 secondo cui «la Tari è dovuta nella misura massima del 20 per cento della tariffa nel caso di mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti». Aggiungono: «Presenteremo anche una querela-denuncia penale contro Ama e Roma Capitale per il danno all’ambiente, alla salute, alla salubrità dei luoghi e dei siti della città, alla viabilità e al parcheggio ostacolati dai rifiuti in strada, e alla dignità di ogni cittadino romano».

Ma ci sono anche altre associazioni che stanno cavalcando lo scontento. Il Codacons, ad esempio, ha pubblicato on line un modulo per chiedere il rimborso dell’80 per cento della Tari. «In poche ore - racconta il portavoce Stefano Zerbi - già 107 cittadini hanno deciso di presentare la diffida ad Ama. In maggioranza sono residenti del quadrante nord-ovest, molti sono di Boccea, Monteverde, Aurelio e Balduina». Il Codacons sta studiando anche una class action perché, rispetto al passato, c’è una novità: l’ordinanza chiesta da Roma Capitale ed emessa dalla Regione certifica la situazione di criticità della raccolta dei rifiuti e dunque i disagi subiti dai cittadini. L’associazione Codici annuncia invece che «si costituirà parte civile nella maxi inchiesta della Procura di Roma sulla mancata raccolta dei rifiuti nella capitale». «È importante fotografare la situazione dei cassonetti - afferma l’avvocato di Codici Marcello Padovani - basta anche uno scatto a settimana per dimostrare che la raccolta rifiuti non viene svolta in maniera regolare ed efficace, tenendo conto che Ama non deve solo svuotare i bidoni, ma raccogliere anche i sacchetti abbandonati in terra. Stiamo raccogliendo tante segnalazioni, invitiamo i cittadini a continuare ad inviarcele così da poterle inserire nell’azione che abbiamo avviato per chiedere la riduzione della Tari».

TURISTI
Roberto Necci, presidente del Centrostudi di Federalberghi Roma, racconta il punto di vista di chi ogni giorno deve spiegare ai turisti perché Roma è così sporca: «Per ora come categoria non abbiamo deciso iniziative di richiesta di rimborso della Tari, che pure ha un peso significativo tra le nostre spese. Ma verifichiamo, ogni giorno, che i nostri ospiti al momento di fare il check-out, si lamentano per i rifiuti per strada e il cattivo odore, anche nelle zone centrali. E quando devono pagare la tassa di soggiorno sono costernati, perché dal loro punto di vista dovrebbe garantire il decoro della città che hanno visitato».
 

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