Turismo a Orvieto, la sfida dei b&b agli "abusivi": un marchio di qualità e più controlli

La presentazione del marchio dell'associazione Abba
di Vincenzo Carducci
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Martedì 9 Luglio 2019, 18:36
ORVIETO - Un marchio di qualità e più controlli. E' la ricetta di Abba, l'associazione di bed&breakfast e affittacamere, per combattere la piaga dell'abusivismo nel settore extralberghiero a Orvieto che da anni si interroga su come arginare la concorrenza sleale delle strutture irregolari. Almeno 150 ancora, malgrado negli ultimi due anni - dopo l'introduzione della nuova legge regionale - il numero degli operatori che ha regolarizzato la propria situazione sia cresciuto. Una "sacca" che resiste e che ora si vuole "colpire" sensibilizzando maggiormente turisti e clienti a orientarsi verso le strutture regolari che offrono anche una serie di standard qualitativi. E' il senso del marchio presentato questa mattina dal nuovo presidente Giuseppe Ricci e da quello uscente, Daniele Morroni, di cui ora potranno fregiarsi i circa 50 operatori che aderiscono all'associazione e che i clienti troveranno anche nelle piattaforme web di prenotazione. «Se lasciamo il Comune o la Regione da soli a combattere questa battaglia si rischia di fare poco - ha detto Ricci - se invece tutti gli operatori del settore, compresi gli albergatori con i quali vogliamo collaborare, si mettono insieme allora possiamo ottenere risultati importanti contro l'abusivismo». Che non è solo quello di chi non comunica la propria attività al Comune ma anche chi - sottolineano dall'Abba - opera apparentemente in maniera regolare ma non ha invece nemmeno la partita Iva. Così sul web non è difficile trovare camere proposte a prezzi stracciati anche fra i 30-35 euro, la metà della media praticata dagli operatori regolari che sui propri incassi pagano le tasse. Per questo sono stati sollecitati controlli mirati da parte della Finanza che si dovrebbero aggiungere a quelli dell'amministrazione comunale che fin qui, dicono dall'associazione, «hanno mancato di incisività». Eppure, sottolineano ancora dall'Abba, «dall'incrocio dei database emerge chiaramente l'elenco di chi non è in regola». «Il Comune - spiega Ricci  aveva destinato ai controlli un agente di polizia municipale e un impiegato poi nella fase preelettorale la morsa si è allentata ma speriamo che possano riprendere potendo contare anche sulla nostra collaborazione». Del problema si è tornato a parlare anche nell'incontro convocato dal vicesindaco con delega alle Attività produttive, Angelo Ranchino, durante il quale è stata ribadita l'intenzione già manifestata in campagna elettorale di dotare il Comune, a partire dal 2020, di un apposito ufficio per il marketing territoriale che si dovrebbe avvalere di un consulente esterno altamente qualificato che affiancherà il sindaco Roberta Tardani che ha voluto tenere per sé la delega al Turismo.

ORVIETO NELL'UNESCO, SI RIAPRE DIBATTITO E a proposito di marketing territoriale, dopo la recente nomina dell'Unesco delle colline del prosecco a Patrimonio dell'Umanità, si riapre in città il dibattito sull'opportunità di tornare a chiedere l'inserimento anche di Orvieto e del suo Duomo. Lo fa il capogruppo di "Prima gli orvietani", Franco Raimondo Barbabella, con una interrogazione con cui chiede all'amministrazione di avviare la procedura di candidatura e a tal scopo propone di attivare «una speciale commissione, anche con la partecipazione di personalità esterne, per verificare lo stato degli atti delle iniziative Unesco relative al territorio orvietano e individuare così le procedure e gli atti istruttori necessari per il proseguimento e la pubblica e profittevole gestione dell’iniziativa». Dagli anni ’70 a oggi sono stati diversi i tentativi di inserire Orvieto e il suo centro storico nel Patrimonio Unesco. Orvieto figura ancora sulla Tentative lists che si trova sul sito web dell’Unesco insieme ad altri 41 siti italiani. La domanda risale al giugno 2006 quando venne presentata, tra le altre, anche quella per la Cascata delle Marmore. Da allora nessuna risposta, ma il segnale da parte dei commissari che la strada sarebbe stata complicata visto l’elevatissimo numero di candidature. Anche per questo si era dirottato l’impegno sulle città etrusche. Nel 2013, con l’allora Giunta Concina, ci fu una nuova richiesta da parte del consiglio comunale mentre nel 2015 fu l’ex sindaco di Assisi e consigliere regionale Claudio Ricci a suggerire di puntare tutto solo sulla facciata del Duomo per entrare nel “fortino” Unesco sfruttando l’unicità della cattedrale orvietana. Quello che cerca e chiede l’Unesco con un rigido percorso di selezione che può durare anche 8-10 anni ma che, secondo le stime, può portare un incremento del turismo tra il 15 e il 20% con effetti di una campagna di comunicazione da oltre 2 milioni di euro.     
 
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