L’APPOGGIO DELLA FAMIGLIA
Papà Luca che si cimenta nei tornei over, mamma Claudia e il fratello Jacopo, di un anno più piccolo e tennista pure lui: sono tutti a Londra. Ieri per Matteo un leggero allenamento nella domenica di mezzo in cui i cancelli dell’All England Club restano chiusi in attesa del “Panic Monday”. Merita di trovarsi di fronte King Roger negli ottavi del torneo più famoso del mondo. Nessuno sa davvero quali vette potrà raggiungere: è il quinto italiano dell’era open così avanti dopo Panatta nel 1979, Sanguinetti nel 1998, Pozzi nel 2000 e Seppi nel 2013. Solo Panatta e Sanguinetti hanno raggiunto i quarti.
LA TATTICA
Se cercasse di strafare rischierebbe grosso. Idem se lo lasciasse scappare subito, perché un Federer che corre in testa non lo riprendi quasi mai. «Mi godrò ogni attimo, ma dovrò entrare in campo determinato e partire il meglio possibile. Ma si gioca al meglio dei 5 set e c’è spazio per recuperare». L’obiettivo è togliergli qualche sicurezza. «Saranno fondamentali i colpi d’inizio, servizio e diritto», sottolinea Vincenzo Santopadre, coach di Matteo. Non riuscisse a leggere con continuità il devastante servizio del romano, alto uno e 93, ci sarà da divertirsi. E oggi lo fa meno bene di una volta, anche se poi sarebbe sufficiente un game, uno solo, per portare a casa il match. Pure le fucilate di diritto che Berrettini può sparare contro il rovescio a una mano di Federer potrebbero piegare il polso dello svizzero, che soffre contro avversari dalla potenza dirompente tipo Del Potro. Il tennis dell’azzurro stanca gli avversari perché gioca sempre in spinta: devono essere freschi e in condizione per stargli dietro. Federer cercherà il rovescio bimane dell’azzurro, il colpo meno sicuro, con lo slice e la palla che non si alza presentandosi a rete dove è un maestro. Matteo non dovrà innervosirsi se il passante lo tradirà. Ha il sorriso da ragazzo e la faccia da uomo con le spalle larghe. E la forza dei nervi distesi.
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