Il terremoto distrugge l'azienda bio appena avviata: «Ho riaperto sotto due tende yurta»

Francesca ErcoliSociologa lascia tutto e fonda azienda bio: «Il terremoto ha distrutto tutto, ho riaperto sotto due tende yurte»
di Rosalba Emiliozzi
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Lunedì 8 Luglio 2019, 13:15 - Ultimo aggiornamento: 18:04

Un anno in viaggio tra Portogallo e Marocco, poi la decisione di mettere in un cassetto la laurea in Sociologia e dedicarsi a un «lavoro tra generazioni», come lo chiama Francesca Ercoli, 34 anni, nata a Macerata, studi universitari a Urbino ed esperienze lavorative all’estero, «al consolato italiano in Francia e all’ateneo di Granada, tutto molto bello ma sapevo dentro me stessa che non ero io, non era quello il mio futuro. Per questo nel 2015 mi sono presa un anno sabbatico». 
    
Viaggia, poi torna al punto di partenza, le Marche. E cerca quel «lavoro che crea un legame tra generazioni». Lo trova per caso, a un corso a Loreto per riconoscere le piante spontanee. Accanto a lei c'è Catia Pazzi, ragioniera 60enne di Civitanova Marche, parlano, si sentono affini. Catia racconta a Francesca che il papà le ha lasciato dei terreni a Sant'Angelo in Pontano, piccolo paese terremotato dell'Alto Maceratese, e a fatica, dandoli da lavorare ai terzisti, riesce ad andarci in pari. «Un anno andò sotto, non la pagarono - mi disse - Catia voleva valorizzare le sue terre ma non aveva l'energia, assorbita com'era dal suo lavoro e dal risiedere in un'altra città». Si scambiamo i numeri. Francesca la memorizza come “Catia Terra”. Poi una notte, il sogno. «Mi vedo in una casa in campagna, in un pranzo tra diverse famiglie, parlavamo di acqua, di coltivazioni». L'associazione con Catia è immediata, si vedono e decidono di creare una società semplice che chiamano "Il Salto", basata sulla fiducia e obiettivi comuni. Catia mette i suoi 23 ettari, Francesca il lavoro e l'esperienza che intanto ha maturato in agricoltura. Non l'agricoltura industriale inquinata da pesticidi e fitofarmaci, ma la coltivazione dei campi come si faceva una volta, «seguendo l'equilibro naturale del suolo».

Aprono nel marzo 2016 con grandi progetti. Francesca ha appena finito di tinteggiare, con colori naturali, la casa-azienda di Sant'Angelo in Pontano quando il terremoto di agosto 2016 rende il casolare inagibile, la botta finale arriva a ottobre. «Ci avevo investito tutti i miei risparmi di anni di lavoro - dice Francesca - è stato un grande choc. Avevo due scelte di fronte: tornare a vivere da mia madre, a Macerata, oppure restare lì. Sono rimasta. Ho comprato un camper, dove dormire, e due tende yurta dove ho trasferito l'azienda, erano il mio ufficio, un punto d'accoglienza per i clienti, il luogo dove tenere i corsi e alla fine ci abbiamo fatto anche spettacoli teatrali». Quelle tende di stoffa circolari, molto calde d'inverno, che si montano e smontano in una notte, sono diventate il simbolo della resistenza, l'avamposto prima dei crolli e della distruzione, immagine iconica di una piccola impresa solidale e difficilmente rottamabili oggi che la sede dell'azienda sta per essere ricostruita. 

A Sant'Angelo in Pontano si produce grano duro e tenero con varietà antiche come quella del senatore Cappelli, poi farro e ortaggi di stagione venduti a domicilio. Ma anche cosmetici naturali, piante officinali e oli essenziali. «Quando inaugureremo il laboratorio e il punto vendita, a settembre, produrremo anche marmellate e conserve - dice Francesca - la nostra è un'agricoltura su piccola scala i cui prodotti vengono venduti direttamente. La qualità è totalmente differente dal bio industriale». Dietro a tutto c'è un lavoro enorme di rispetto del terreno sotto tutti i profili. Domenica, ad esempio, Francesca è stata impegnata nella trebbiatura del grano, fatta con una vecchia mietitrebbia di quelle che lavorano piano e camminano sul terreno senza traumatizzarlo con ruote gigantesche. Piccole cose che tutte insieme portano alla sua idea di biologico e agricoltura organico rigenerativa. Tutto è funzione del progetto officina agriculturale dove si tengono anche corsi di cucina naturale con erbe spontanee e su come poter fare cosmetici in casa. E che dà spazio anche a cinque ragazzi disabili che possono sentirsi uguali agli altri, inseriti del progetto “Dopo di noi” dell'Anffas. 
 

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