Caos rifiuti, l’ombra del commissario

Caos rifiuti, l ombra del commissario
di Simone Canettieri e Mauro Evangelisti
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Sabato 6 Luglio 2019, 01:21 - Ultimo aggiornamento: 20:05

La doccia fredda è arrivata ieri sera. Dopo che il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, aveva firmato l’ordinanza che impone a tutti gli impianti del Lazio di lavorare al massimo per smaltire i rifiuti di Roma, dopo che era stato raggiunto un accordo con i sindacati su un impegno straordinario per pulire la città, Ama ha scritto a tutti i gestori degli stabilimenti per avere conferma che lavoreranno un numero maggiore di spazzatura della Capitale. 
Ma dal Tmb della società Rida di Aprilia, è stato risposto che non solo non aumenteranno i rifiuti romani accettati, ma li diminuiranno. Attualmente ne prendono 1.000 tonnellate alla settimana, dalla prossima settimana saranno solo 950. La presidente dell’Ama, Luisa Melara, ha commentato «constato con stupore e sgomento questo niet». E da Viterbo il sindaco Giovanni Arena dice no a più spazzatura romana. Come dire: altro che rifiuti via dalle strade in sette giorni, il futuro di una Capitale e di un’azienda dei rifiuti ostaggio di decine di impianti di altri territori, è traballante. E la spazzatura potrebbe restare a lungo sui marciapiedi, perché l’ordinanza è uno strumento forte, ma senza sanzioni e con l’incognita di ricorsi dal Tar.

I RISCHI
Per Virginia Raggi ora c’è una sorta di commissariamento di fatto che rischia di trasformarsi in un commissariamento reale, con il Viminale che sta vigilando su quanto sta succedendo a Roma. Zingaretti, in caso di mancata applicazione dell’ordinanza, potrebbe chiedere il commissariamento, soprattutto se ci avvieremo verso l’emergenza sanitaria. La sindaca Virginia Raggi, mentre Roma da oltre un mese è con i rifiuti per strada, aveva invocato un’ordinanza della Regione Lazio. Era anche andata dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, perché facesse pressione con Zingaretti. Intorno al Campidoglio c’è un cordone “sanitario” composto dal ministro Costa, dal Viminale (Salvini) e dalla Regione, governata da Zingaretti che è anche segretario del Pd. In questo scenario pezzi di amministrazione non rispondono più alla sindaca, bensì - è il caso appunto di Ama - alla Regione. Un accerchiamento che rende Raggi lontana anche dai vertici del M5S: nessun big, da Di Maio in giù, finora ha preso la parola per difenderla. 

Ieri sera il ministro Costa si è limitato a far sapere: «Sono convinto che la Raggi saprà gestire l’emergenza, la città è in difficoltà, ma lei può farcela». Ieri l’ordinanza è stata firmata da Zingaretti, ma rischia di mettere alle corde Roma Capitale e Ama perché pone una serie di condizioni ultimative che nelle condizioni date e che difficilmente saranno rispettate. Non c’è solo il punto dei «sette giorni» per rimuovere i rifiuti dalle strade a incalzare il Campidoglio. Ma questo passaggio provoca la reazione sdegnata della sindaca: «Quelle di Zingaretti restano le solite promesse: in sette anni non è riuscito a scrivere il Piano regionale dei Rifiuti e ora pretende di pulire Roma in sette giorni. E sfiora il ridicolo: La smetta di illudere i cittadini».

LA STRETTA
Il provvedimento impone ad Ama di posizionare 300 nuovi cassonetti entro tre giorni, di mettere in sicurezza ospedali, scuole e mercati entro 48 ore, di regolarizzare i pagamenti dei fornitori entro sette giorni, di attivare l’impianto di Ostia di proprietà dell’azienda entro due settimane e di approvare i bilanci in un mese. L’ordinanza chiede anche a tutti gli impianti di trattamento dei rifiuti del Lazio di lavorare al massimo consentito, anche di domenica e nei giorni festivi.

Il piano straordinario sembrava prendere forza, con la Melara che ha convocato i sindacati e raggiunto un accordo per mettere in campo tutto il personale possibile. Però poi quando ecco la risposta di Aprilia, che fa il paio con i dinieghi già annunciati in altri territori. Ieri mattina il governatore del Lazio, affiancato dall’assessore ai Rifiuti, Massimiliano Valeriani, mentre proseguivano le furiose polemiche con la Raggi, ha ringraziato con insistenza il ministro M5S dell’Ambiente, Sergio Costa: «Roma ha deciso di non avere autonomia impiantistica, e la situazione è sfuggita di mano». La Regione ha chiesto alle Asl di monitorare, ora per ora, il rischio di emergenza sanitaria. 
 

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