Alessandro Orsini

Il ruolo dell’Italia/ Quali vantaggi dal disgelo tra Russia e Usa

di Alessandro Orsini
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Venerdì 5 Luglio 2019, 00:09
L’Italia è il miglior alleato della Russia nell’Unione Europea e questo spiega la visita di Putin a Roma con le lodi a Berlusconi e la stima per Salvini. Le notizie sono buone: il momento sembra propizio per il riavvicinamento tra la Russia e l’Occidente. Trump si sta sforzando di migliorare i rapporti con Putin e questo rende più facile la mediazione che Putin chiede a Conte di guidare. 

Dal momento che la struttura delle relazioni internazionali impone all’Italia di schierarsi con gli Stati Uniti, i governi italiani festeggiano quando il conflitto con la Russia si riduce. La ragione è ovvia: nel conflitto, l’Italia deve rinunciare; nella pace, può beneficiare. L’economia italiana migliora i risultati nella distensione perché trae profitto dai rapporti privilegiati con entrambe le superpotenze. L’export italiano verso la Russia era passato da 2,5 a 10,8 miliardi di euro tra il 2000 e il 2013. Nel biennio 2014-2015, e cioè il periodo immediatamente successivo alle sanzioni, il calo è stato di 3,7 miliardi. I conflitti sono sempre un male per l’Italia. 

Avendo approvato, il 9 luglio 1990, una legge che impedisce di vendere le armi agli Stati in guerra, l’Italia non può compensare la riduzione degli scambi commerciali con la vendita dei mezzi militari. Detto più semplicemente, l’Italia non può vendere le armi all’Ucraina, per via di quella legge, e non può nemmeno vendere molti prodotti alla Russia, per via delle sanzioni causate dalla guerra in Ucraina. Mentre i conflitti possono offrire occasioni di guadagno agli Stati Uniti o alla Francia, l’Italia può soltanto rimetterci. L’Ucraina è l’ennesima conferma e la catena causale lo dimostra: guerra in Ucraina - sanzioni contro la Russia - perdita di miliardi di euro per l’Italia. 

Da questo punto di vista, l’idea che il governo Conte sia più vicino a Putin, rispetto agli altri governi italiani, è il frutto di un’illusione ottica. Roma si muove più rapidamente verso Putin perché Mosca e Washington si stanno avvicinando. Sono pertanto errate le analisi allarmate sul governo Conte di alcuni osservatori internazionali, i quali, non tenendo conto del contesto in mutamento, non sanno comparare. Il governo Conte non sta modificando la politica estera tradizionale dell’Italia: la sta semplicemente confermando, anche se a un ritmo più sostenuto rispetto ai governi Renzi e Gentiloni, i quali operavano mentre Washington e Mosca si allontanavano.
Gentiloni, in occasione del consiglio europeo che si tenne a Bruxelles il 23 giugno 2017, disse che le sanzioni contro la Russia si erano protratte troppo a lungo. Una volta chiarito il trucco visuale, la politica estera italiana può essere riassunta in una formula: aderire alle sanzioni contro la Russia e chiedere il ritiro il giorno dopo. Ecco perché il governo Conte sta cercando di cogliere il momento propizio, sfruttando le simpatie di Trump verso Putin, le quali sono strategiche più che personali. Trump pensa che il vero pericolo per l’egemonia americana sia rappresentato da Pechino e non da Mosca. Non a caso, ha bacchettato il governo Conte per avere stretto accordi commerciali con la Cina, ma non ha obiezioni da fare ai commerci con la Russia.

Vi è anche un’altra ragione per cui Putin è il benvenuto in Italia ed è la Libia. Mentre scriviamo, Serraj, il capo del governo di Tripoli, annuncia di voler liberare 8000 migranti affinché si dirigano verso l’Europa: è il suo modo di protestare contro l’inazione della comunità internazionale che assiste inerte all’assedio di Tripoli. Nessuno riesce a fermare i bombardamenti del generale Haftar, sostenuto da una serie di potenze importanti, tra cui la Russia. Fu Putin a dire, a suo tempo, che nessuno avrebbe potuto decidere il futuro della Libia senza Haftar. Sono le stesse parole che Conte ha sempre ripetuto, specificando però che non c’è futuro nella guerra. Putin sta chiedendo una mediazione all’Italia, la quale ha una mediazione da chiedere in Libia. 
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