«I cambiamenti climatici rappresentano oggi una delle principali problematiche che stanno caratterizzando lo scenario politico internazionale – ha rimarcato Vincenzo Pepe, presidente nazionale di Fareambiente -, contrapponendo due correnti di pensiero. Da un lato chi dà la colpa esclusiva dei danni prodotti dai cosiddetti cambiamenti climatici all’attività antropica dell’uomo, dall’altro una corrente più moderata e razionale che cerca nella scienza anche altri responsabili. Fareambiente si pone nella linea razionale, soprattutto in considerazione della necessità di cessare la sterile la caccia alle streghe, cercare a tutti i costi un responsabile – attività che non comporta la risoluzione del problema - ma impegnarsi per trovare le soluzioni».
«Sono convinto che, se vogliamo garantire un futuro benevolo per noi, per la fauna e la flora della Terra, è il caso di provare a trasformare le possibili minacce dei cambiamenti climatici in utili opportunità globali. Come? Ragionando, verificando, sperimentando, utilizzando cioè quella specificità culturale che ci contraddistingue e adottando lo schema della resilienza», ha sottolineato il leader di Fareambiente. «Bisogna certamente continuare a lavorare sulle tecnologie e gli strumenti messi in campo per lo sviluppo dell’efficienza energetica, ma allo stesso tempo occorre efficientare il sistema di collaborazione tra aziende e istituzioni, per realizzare un obiettivo comune: ottenere un miglior utilizzo delle fonti energetiche». È questa la sintesi proposta da Massimo Bruno, responsabile Sostenibilità e Affari istituzionali di Enel Italia, convinto dell’importanza di “fare rete”, obiettivo «ancora più importante dello sviluppo tecnologico». Ecco perché – ha sottolineato - «bisogna superare le possibili divergenze tra i diversi soggetti e lavorare tutti nella stessa direzione…».
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