Migranti, l'Ong Mediterranea torna in mare: «Andremo davani alle coste della Libia»

Migranti, l'Ong Mediterranea torna in mare: «Andremo davani alle coste della Libia»
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Martedì 2 Luglio 2019, 11:26 - Ultimo aggiornamento: 12:53
«Siamo partiti, Mediterranea torna in mare. Non ci siamo mai fermati, a dire il vero, perché non è sequestrando una nave che si possono fermare Mediterranea e la sua missione. Torniamo in mare quindi, anzi ci siamo già. Senza la Mare Jonio, che assurdamente rimane dietro il cancello di un porto per avere salvato 30 persone, tra cui la nostra piccola Alima. Senza i nostri comandanti, indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, come Carola Rackete, semplicemente per avere fatto quello che è giusto, quello che il diritto del mare e dei diritti umani prevede».

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Così, l'ong Mediterranea Saving Humans. Che spiega:
«Siamo partiti con quella che fino a ieri era la nostra barca di appoggio, la Alex, con cui ora stiamo navigando per portare avanti la missione di Mediterranea - dice la ong -. Monitorare e denunciare le violazioni dei diritti umani in un mare che i governi europei hanno trasformato in un cimitero deserto; prestare il primo soccorso, se incontreremo qualcuno che ha bisogno di aiuto». «Raggiungeremo la cosiddetta Sar libica, una zona controllata da milizie colluse coi trafficanti di esseri umani, legittimati dalle politiche italiane e dell'Unione europea.
La nostra presenza è l'unico ostacolo alla loro azione criminale - dice -. Ancora una volta siamo andati dove non vorremmo essere, ma dove è necessario essere. In quel Mediterraneo dove nessuno dovrebbe più naufragare pur di fuggire dalle bombe e dalle torture. Qui, oggi si gioca il futuro di tutte e tutti, perché in questo mare annega la nostra umanità, la parte migliore della nostra civiltà, la speranza di vivere in un mondo libero e più giusto. Ancora una volta siamo in mare per salvarci, ma non siamo soli
». «»Proactiva Open Arms​ e Aylan Kurdi di sea-eye saranno insieme a noi, una flotta della società civile che non rinuncia a difendere il diritto alla vita».
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