Romano Prodi
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Debito, solo un rinvio/Ma l’autunno riaprirà il fronte con l’Europa

di Romano Prodi
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Domenica 30 Giugno 2019, 00:02
La Commissione Europea nella riunione di dopodomani e il consiglio dell’Ecofin del prossimo sette luglio saranno chiamati a pronunciare la sentenza definitiva sulla così detta procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. Anche se la quasi totalità dei governi europei ritiene che esistano tutti gli elementi oggettivi per la condanna del nostro paese, penso che vi sarà una sentenza di assoluzione o, per essere più precisi, un rinvio del giudizio al prossimo autunno. 

La Commissione si trova infatti in una situazione di particolare debolezza, essendo alla vigilia della sua fine del mandato in conseguenza delle elezioni europee e, nonostante una diffusa irritazione nei nostri confronti, non possiede la forza necessaria per prendere un provvedimento senza precedenti (e di cui quindi è difficile prevedere le conseguenze) nei confronti di un paese che ha le dimensioni economiche e la rilevanza politica dell’Italia.
La diffusa irritazione è dovuta sia alla storica tensione nei rapporti fra l’attuale governo italiano e le autorità di Bruxelles, sia ad alcuni più recenti comportamenti particolarmente irritanti da parte dei nostri leader politici.

La sostanza delle ormai croniche divergenze si fonda sulle principali decisioni di politica economica della coalizione Lega-5Stelle.
Tra queste ha sempre assunto una particolare rilevanza la riforma del sistema pensionistico (la c.d. quota 100) che ha enormemente innalzato la popolarità del governo ma che, date le evoluzioni demografiche in corso, ha totalmente compromesso i futuri equilibri del bilancio statale italiano. 

Il nostro governo metteva evidentemente in conto che un periodo di vigoroso sviluppo (che si riassumeva nell’anno “bellissimo” previsto dal Presidente Conte) avrebbe messo le cose a posto. L’economia italiana è invece andata peggiorando in termini assoluti e nei confronti degli altri paesi europei e la nostra politica economica ci ha sempre più allontanati dagli obblighi che avevamo assunto nei confronti dei nostri partner. Eppure, nei mesi scorsi, erano intervenuti alcuni elementi imprevisti che avrebbero potuto produrre un clima di maggiore collaborazione fra l’Italia e l’Unione Europea. In primo luogo, nonostante non sia stata attuata alcuna politica di lotta effettiva all’evasione fiscale e sia stata invece messa in atto una serie di sanatorie e condoni, è enormemente aumentato l’introito fiscale in conseguenza dell’entrata in vigore della fatturazione elettronica dell’Iva. Un provvedimento deciso dai precedenti governi ma che è entrato in vigore solo quest’anno.

Nei primi quattro mesi del 2019, nonostante il cattivo andamento dell’economia, l’introito dell’Iva sugli scambi interni è infatti aumentato di una cifra non lontana dal 6%. Approfittando di questa imprevista manna e degli introiti straordinari provenienti da una vigorosa tosatura nei confronti della Cassa Depositi e Prestiti, il Presidente Conte e il Ministro Tria hanno potuto portare avanti un difficoltoso ma continuo dialogo con le autorità europee. Un dialogo che non ci ha riportato nel quadro degli impegni assunti ma che dimostra almeno la nostra buona volontà di tenere conto dei nostri obblighi. Tale dialogo non ha mai potuto arrivare ad accordi conclusivi perché sempre privato di credibilità da parte dei leader dei partiti del nostro governo, con proposte cervellotiche (come i Mini-Bond) o decisioni incompatibili con gli equilibri di bilancio (come la Flat-Tax). Nello stesso tempo, sempre per migliorare la situazione, gli stessi leader si esibivano in volgari insulti nei confronti delle istituzioni europee e dei vertici politici comunitari e nazionali.

Tutti questi contraddittori comportamenti hanno progressivamente delegittimato il ruolo dei nostri responsabili della politica economica e hanno convinto i nostri partner che l’Italia stia portando avanti una specie di gioco fra il poliziotto buono, che a Bruxelles siede al tavolo delle trattative, e il poliziotto cattivo, che a Roma decide la linea effettiva del governo.
Si sta cioè consolidando l’opinione che per Salvini non ci sia scelta più conveniente di una crescente ostilità nei confronti di Bruxelles che gli permetta di essere l’unico protagonista della nuova politica italiana dei “pugni sul tavolo”.

Cercando di tradurre questo sentimento in un linguaggio più diretto, sta emergendo sempre più chiaro che un’eventuale soluzione del conflitto con l’Unione Europea preparerebbe il declino di Salvini e che quindi questa soluzione non è possibile nell’attuale quadro politico.
 
Pur essendo quindi probabile, e del tutto auspicabile, che nessun provvedimento verrà preso nella prossima settimana contro l’Italia è chiaro che le divergenze fra la politica dello scontro frontale adottata da Salvini e i tentativi di compromesso portati avanti da Conte e da Tria esploderanno fatalmente quando dovrà essere presentato il progetto di bilancio per il prossimo anno. Per essere promossi agli esami di ottobre sarà quindi necessario studiare molto e, soprattutto, adottare nuovi libri di testo.
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