Ecuba, Cassandra, Andromaca e le Troiane si danno appuntamento sotto il cielo di Siracusa. E insieme con Elena, Lisistrata e le signore del mito invitano gli spettatori del Festival dell’Inda, al Teatro antico, a ragionare sul ruolo delle donne quando l’umanità sbanda, quando i conflitti e l’incomprensione annientano la ragione. Tre i titoli (Le Troiane, Elena e Lisistrata fino al 6 luglio) di questa edizione che a metà strada ha già tagliato un traguardo: 143 mila presenze, record raggiunto nel 2017 a fine stagione.
Segno che il cartellone, il primo del nuovo sovrintendente Antonio Calbi, intitolato “Donne e guerra”, con le eroine di Euripide e di Aristofane a fare da protagoniste, è entrato in un dibattito lungo più di duemila anni. Un tema affrontato senza frontiere: conflitti armati, ma anche tra sessi, per conquistare un Paese o l’identità. E affidato a loro: madri, figlie, mogli, schiave o regine, «con i capelli sporchi di stragi», che demoliscono le logiche dei re, dei guerrieri che hanno scritto la storia ufficiale. Accolte da applausi, propongono un messaggio coraggioso, un invito ad ascoltare le loro sfumature femminili sulla guerra di Troia e tanto altro.
Per Le Troiane di Euripide un impianto nella tradizione, con un messaggio di speranza rappresentato da un bosco reduce dal disastro ambientale nel Friuli. Accompagnate in scena dalla regista francese Muriel Mayette-Holtz, le donne di Troia coperte di calce popolano un palco (Stefano Boeri firma la scena) con un centinaio di tronchi provenienti dalla tempesta dell’autunno scorso. E donati ora al Parco archeologico siciliano come testimoni di una politica ecologista fantasma. Maddalena Crippa, nei panni di Ecuba, guida la narrazione e imposta il tono del cast, definendolo dentro i canoni classici del dramma antico. Con Elena Arvigo, Marial Bajma Riva, Viola Graziosi e 43 coriste: donne ridotte a bottino di guerra. A Paolo Rossi, nei panni di Taltibio, e al suo accento milanese, il compito di decontestualizzare il testo.
Elena che nelle Troiane è «l’infame, sacrilega e infedele», si prende la rivincita nello spettacolo firmato da Livermore, Elena di Euripide. Immersa in una piscina che occupa tutto il palco, un mare dove si consuma il naufragio della memoria, la regina di tutti i miti racconta la sua “paranormale” verità. Rubacuori? Guerrafondaia? Macché, con Paride non era lei, ma un ologramma creato dagli dei. Laura Marinoni, protagonista assoluta, si trasforma in una burattinaia dei ricordi, saltando da Troia al Nilo, da Menelao a Paride, teorizzando la rimozione come strumento legittimo per ripensare la propria vita. Livermore costruisce per questa tragedia dai contorni ironici, un progetto maestoso e spiritoso. Per questa donna che reinventa la sua verità per sopravvivere, crea una scena visionaria dove tra video e relitti del passato prende vita una realtà fantasy, pop. Il commento musicale è di Andrea Chenna che ha utilizzato l’acqua come strumento. Nel cast anche Sax Nicosia e Giancarlo Judica Cordiglia.
Ora tocca a Lisistrata (Elisabetta Potti), in scena dal 28 giugno, con la regia di Tullio Solenghi.