Manduria, pensionato ucciso da baby gang: «Antonio morto anche per le vessazioni»

Pensionato ucciso da baby gang a Manduria. Procura: «Vessazioni concausa della morte»
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Venerdì 28 Giugno 2019, 11:47

Le vessazioni subite da Antonio Stano - il 66enne pensionato di Manduria (Taranto) morto il 23 aprile dopo aver subito una lunga serie di aggressioni, rapine e angherie da parte di più gruppi di giovani - possono essere considerate concause del decesso. A stabilirlo sono stati gli accertamenti disposti dalla Procura ordinaria e da quella dei Minorenni di Taranto sulla documentazione clinica e sugli esiti dell'esame autoptico compiuto sul corpo  dell'uomo. Stano che viveva da solo aveva un disagio psichico, era sottoposto da tempo a quotidiane violenze, atti di bullismo, incursioni notturne da parte di bande di giovani e giovanissimi di Manduria.

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L'analisi della documentazione clinica, come pure degli ulteriori elementi acquisiti ed evidenziati dalla Polizia nel corso dell'indagine (compresi contenuti audio e video, nonché le chat da cui si ricava con evidenza la natura delle vessazioni cui veniva sottoposta la vittima) ha consentito di ritenere «le condotte ad oggi addebitate agli indagati una concausa nella comparsa della patologia di cui era affetto l'uomo», favorendone peraltro il tardivo ricovero in ospedale, avendo generato in lui un atteggiamento di paura e chiusura di tipo negativo nei confronti dell'ambiente esterno.

È destinata dunque ad aggravarsi la posizione degli indagati: sono 23 in tutto, solo 3 maggiorenni e 20 minori (tra cui una ragazzina iscritta a una delle chat in cui venivano condivisi i video delle aggressioni), ma c'è un 13enne non imputabile per la sua età. Per l'analisi della documentazione clinica e degli esiti dell'esame autoptico sul corpo di Stano «è stato conferito incarico ad uno specialista in medicina legale», la dottoressa Liliana Innamorato.  La morte di Antonio Cosimo Stano è stata determinata da uno «shock settico post-peritonite da perforazione di ulcera peptica duodenale». L'esito della consulenza tecnica chiarisce l'esistenza - viene ribadito - di un nesso di concausa tra il quadro clinico che ha interessato il povero uomo «e le ripetute vessazioni cui il medesimo è stato sottoposto». La Questura precisa che le indagini proseguiranno per «determinare le responsabilità di quanti, più o meno prossimi all'ambiente familiare della vittima, hanno omesso di intervenire a sostegno di quest'ultima» e di chi ha invece agito per «favorire gli indagati nel sottrarsi alle loro penali responsabilità»

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