Perché? «Vedevo sempre i cartelli fin da piccolo, ma non ci sono mai andato. Vedevo sempre i nomi degli artisti internazionali». Roma è accogliente, sempre. «Dai, speriamo. Speriamo che mi riaccolga come un tempo e che non faccia la stupida stasera». Sensazioni generali. «Non sento niente, sono felice di incontrare i miei amici, di girare l’Italia, di portare le mie canzoni, di fare festa. Sono sorpreso, però». Perché? «Non pensavo che questo disco potesse durare così tanto.
Siamo già al terzo giro, bene no? Credevo che la gente fosse finita, stanca, invece...». Calcutta non sbaglia un colpo. «Ho lavorato per avere quello che ho, che non è né più né meno quello che ho. Non ho un disco radiofonicissimo né semplicissimo. Eppure la gente viene». Sarà un’estate in giro per l’Italia. «Una specie di viaggio nell’A1. Il mio diario. Ora, ti prego, niente titolo tipo: il mio Diario sull’Autostrada, ok?». Ok. Calcutta ha sacrificato la sua giovinezza al successo. «Ma no, il mio è un lavoro come altri. Ci sono tante variabili che da fuori non si conoscono: problemi tecnici, nervosismi, insicurezze». E la scaramanzia. «Fa parte della mia vita. Ho una serie di gesti, minuscoli ma potenti, che ripeto prima dei concerti». Tipo? «Boh, rispetto determinati orari in maniera puntigliosa». Calcutta andrà in vacanza, si spera. «Mi piacerebbe andare in qualche isola pontina. Il richiamo dell’infanzia. Rilassarmi fino a quando non ce la faccio più a stare da solo. In qualche bella isola del mar Tirreno, il mio mare preferito». Calcutta, si faccia una domanda. «Se voglio avere dei figli? Sì: due. Né tardi né domani». E lo scambio di account Instagram con Tommaso Paradiso? «Fa ridere. Nessun mistero. Vedere il mondo dagli occhi di Tommaso Paradiso è bello. Ora sono tornato sul mio, mi mancava».
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