Quote rosa, maglia nera all'Umbria, dopo Ferentillo altri tre casi di giunte senza donne, pioggia di ricorsi al Tar

Quote rosa, maglia nera all'Umbria, dopo Ferentillo altri tre casi di giunte senza donne, pioggia di ricorsi al Tar
di Aurora Provantini
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Mercoledì 26 Giugno 2019, 16:48 - Ultimo aggiornamento: 22:18

Non solo Ferentillo, dove la candidata più votata non è stata messa in giunta e al suo posto è stato messo un uomo. Le giunte "maschiliste" nella provincia di Terni sono più d'una. E la Consigliera di Parità della Regione, Monica Paparelli, è al lavoro per far sanare questa situazione. E  promette di procedere personalmente per le vie legali contro ogni discriminazione, qualora i Comuni che hanno violato il rispetto delle quote rosa, si rifiutino di adeguarsi. Nel mirino di Paparelli c'è Arrone (comune sotto i tremila abitanti, nessuna donna ma lo Statuto lo prevede) e Acquasparta, con una situazione simile. San Gemini, comune con quasi 5mila abitanti, invece, dovrebbe avere due donne i giunta e ne ha una sola.

«Tra i miei compiti c’è quello di rilevare le situazioni di squilibrio di genere, di promuovere l’attuazione delle politiche di pari opportunità e di contribuire alla diffusione della cultura della parità», afferma Paparelli. Ieri mattina era a Terni per avviare le procedure di controllo su alcuni Comuni della provincia che sono stati segnalati come "irregolari" nella formazione delle giunte. La legge in materia è chiara: per quelli al di sopra di tremila abitanti le donne devono essere almeno il quaranta per cento, per quelli al di sotto almeno un terzo e comunque fa fede lo statuto. «E' importante – nota Paparelli - è che le segnalazioni vengono dai consiglieri maschi, non più solo dalle donne. Questo significa che la questione non è tra maschi e femmine ma va sul piano della sensibilità culturale, che riguarda entrambi i sessi».

A fare da pioniere del rispetto della parità di genere sono due consigliere del Comune di Ferentillo, che impugnano l’atto di nomina della giunta di soli uomini con un ricorso al Tar. La "Giunta Celeste" viene formata da un sindaco che si presenta con un’unica lista, dove ci sono quattro donne e un accordo elettorale a nominare una di loro assessore o vice sindaco. Al di la degli accordi, quel ricorso al Tar, sommato a quanto disciplinato dell’articolo 3 dello Statuto, e all’invito a rispettare le normative da parte di Monica Paparelli (che arriva per lettera, ndr), non sortisce alcun effetto. Il sindaco Enrico Riffelli decide di aspettare la risposta del Tar.

In altri periodi storici sarebbe bastata un’alzata di mano a sistemare le cose, perché l’attenzione sul tema delle donne al governo è sempre stata alta, soprattutto da parte dei partiti. Tra i Comuni piccoli "attenzionati" c’è Arrone e Acquasparta.

La questione grave secondo Monica Paparelli riguarda però San Gemini, che è un comune di 5 mila abitanti. Ossia uno di quelli che riceve la Pec di invito al rispetto della normativa sulle pari opportunità da parte della consigliera regionale, già prima del voto. Ma questo non basta. La giunta viola le quote rosa lo stesso, ovvero non rispetta quel 40 per cento di rappresentanza al femminile. Il sindaco Luciano Clementella spiega che si arriva alla nomina degli assessori in accordo. Mette una donna in giunta e una alla presidenza del Consiglio. Ma non è la stessa cosa, per Monica Paparelli. «Il rispetto del 40 per cento riguarda l’organo di governo, e a San Gemini siamo sotto al 20. Vorrei sottolineare che la parità è un principio costituzionale ed europeo e che le leggi servono a velocizzare un percorso di presenza delle donne anche in ambito decisionale e politico», ricorda la consigliera. Ultimate le procedure di controllo, anche il sindaco di San Gemini riceverà una seconda lettera di sollecito all’adeguamento della rappresentanza femminile nella sua giunta. In ultima analisi, oltre alle vie legali, si percorrerà la strada della segnalazione al Ministero. «Chi non rispetta la normativa sarà oggetto di segnalazione attraverso relazione scritta alla consigliera nazionale di parità che passerà tutto al Ministero».

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