Sapienza, gli antagonisti rinunciano alle feste: stop agli eventi abusivi

Sapienza, gli antagonisti rinunciano alle feste: stop agli eventi abusivi
di Marco Pasqua e Giuseppe Scarpa
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Mercoledì 26 Giugno 2019, 00:53 - Ultimo aggiornamento: 12:34

Sarà stato l’epilogo drammatico di quel rave maledetto. Oppure il timore di una stretta, stavolta vera, da parte delle autorità accademiche rispetto a questi party abusivi che vanno avanti da anni. O, forse, le “pressioni” arrivate dal rettorato per spingerli a non far salire ulteriormente la tensione. Fatto sta che, ieri mattina, i collettivi della Sapienza, a Roma, comunicavano sui social la decisione di sospendere tutti i loro eventi (illegali) in programma. Salta, quindi, il party dentro e davanti il centro sociale occupato, in viale Regina Elena: quel “Tre serrande” che è, di fatto, la cabina di regia dei rave nella città universitaria. L’11 luglio, quindi, non ci sarà nessun djset fino a notte fonda, nessun cocktail bar, nessuna cena popolare curda (a sottoscrizione). Saltano pure le proiezioni cinematografiche, anche queste abusive e realizzate senza chiedere permessi di nessun tipo (alla Siae, alle case di distribuzione e, infine, al rettorato).

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Occasioni sicuramente meno remunerative, rispetto ai rave con duemila partecipanti, ma che esprimono, comunque, la volontà dei collettivi di violare il regolamento universitario, varato due anni fa, sull’organizzazione degli eventi. «Tutti gli eventi della nostra estate in città universitaria sono annullati, non si terranno – scrivevano ieri quelli di Sapienza Clandestina, l’organizzazione dietro al centro sociale “Tre serrande”, nelle cui casse confluiscono i proventi dei party - Non perché sia messa in discussione la legittimità della auto gestione studentesca degli spazi, ma, al contrario, per rispetto e per non continuare ad alimentare becere e infami polemiche». Imbarazzo e tanti silenzi in rettorato, anche rispetto alla vicenda del centro sociale occupato tra le proprie mura: i locali del “Tre serrande” dall’ottobre del 2014, sono stati acquisiti illegalmente dai collettivi e, quindi, sottratti agli altri studenti. 

L’INCHIESTA
Come è possibile che furgoni e impalcature di media grandezza siano entrate all’interno dell’Università? Impianti poi utilizzati per la festa. Anche su questo aspetto dovranno fare luce gli investigatori. L’obiettivo è infatti individuare la cabina di regia. Chi ha organizzato in modo così minuzioso l’evento. Insomma niente di improvvisato, niente è stato lasciato al caso. Sono due gli accertamenti delegati dalla procura all’indomani della morte di Francesco Ginese, il 26enne deceduto - dopo le 2 di notte, tra il 21 e il 22 giugno - dopo essersi ferito mortalmente nel tentativo di scavalcare uno dei cancelli dell’Ateneo. Il primo - il fascicolo è per omicidio colposo - dovrà fare chiarezza sulla dinamica dell’incidente, il secondo sulla festa non autorizzata. Un “party” che ha generato uno scontro anche tra il Rettore e la questura, il primo che sostiene di aver segnalato l’evento abusivo, la seconda che sottolinea come non sia stato chiesto un intervento chiaro delle forze dell’ordine. 

Sul caso delle feste non autorizzate alla Sapienza era già stato aperto un fascicolo per manifestazione non autorizzata e violenza privata. Sono 21 le persone indagate e denunciate dalla Digos tra gli organizzatori del “Teppa Festival”, andato in scena ad aprile del 2018. Gli inquirenti hanno scoperto come gli studenti siano riusciti ad entrare all’interno dell’Ateneo. Hanno semplicemente aspettato che il personale amministrativo uscisse, da uno dei cancelli dell’Università, per bloccare la fotocellula del cancello e tenere il varco aperto per permettere l’ingresso.

IL FUNERALE
Oggi, a Foggia, saranno celebrati i funerali del 26enne. «Chiediamo di vivere le celebrazioni delle esequie in forma privata», spiega Roberto Ginese, il padre di Francesco. Il genitore ha chiesto di lasciare fuori le telecamere dalla Chiesa di Gesù e Maria di Foggia. «Chiediamo di poter vivere serenamente questo momento di dolore. Ora dobbiamo solo impegnarci a gestire la nostra storia umana».

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