Pessimisti i sindacati, visto che la crisi della Jabil, che aveva acquistato il sito produttivo di Marcianise dalla Siemens, va avanti da anni. Per domani hanno così proclamato uno sciopero di otto ore. Nel 2015 l'azienda provò a risollevarsi comprando lo stabilimento della Ericsson, ubicato nel vicino comune di San Marco Evangelista. La fusione portò a un incremento delle unità lavorative, arrivate quasi a 1000, e a numerosi esuberi. Fu poi firmato un accordo con i sindacati che incentivava l'esodo volontario dei lavoratori, con possibilità di ricollocare presso altre aziende le unità uscite dal processo produttivo. In totale negli ultimi quattro anni, gli addetti Jabil si sono così
ridotti di 300 unità, tra esuberi e dimissioni, mentre quelli rimasti hanno affrontato la cassa integrazione, tuttora in
vigore e in scadenza a settembre prossimo.
Massimiliano Guglielmi, leader campano della Fiom-Cgil, parla «di un'altra bomba sociale pronta ad esplodere dopo il caso Whirlpool, peraltro in un territorio come quelle casertano che ha le stesse problematiche di Napoli e provincia. L'azienda e le istituzioni devono dare risposte immediate ai lavoratori, anche perché tra due mesi scade la cassa integrazione».
«Dopo Whirlpool - dice il segretario regionale dei metalmeccanici della Uil Antonello Accurso - anche la Jabil di Marcianise sceglie la via della drammatizzazione con un atto unilaterale che rischia di compromettere gli sforzi fatti in questi anni. Aprire una procedura di licenziamento per 350 lavoratori su 700, vuol dire colpire pesantemente la prospettiva industriale e l'occupazione di un territorio già martoriato negli anni».
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