Ricatto hard all'amico: gli chiede 20 mila euro e manda le foto con l'amante alla moglie

Ricatto hard all'amico: gli chiede 20 mila euro e manda le foto con l'amante alla moglie
3 Minuti di Lettura
Sabato 22 Giugno 2019, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 10:28

Ha inviato sul profilo facebook della moglie di un suo collaboratore in affari le foto del marito intento a consumare rapporti sessuali con altre donne con l’obiettivo di estorcere all’uomo 20mila euro. Soldi che un 29enne residente a Roseto (Teramo) pretendeva da un imprenditore teramano del settore agricolo, che ora si è costituito parte civile nel processo, con il quale aveva rapporti di lavoro. Una tentata estorsione, per l’accusa, con risvolti hard. In nessuna di quelle foto, che l’imprenditore ha riconosciuto in udienza, si vedevano i volti delle sue partner, tutte di spalle, ma in certi casi c’erano i particolari a fare la differenza come piccoli tatuaggi di donne che si sono lasciate andare tra le braccia del loro amante.

In questa fase del processo non è ancora chiaro come abbia fatto il 29enne a venire in possesso di quegli scatti inviati poi alla moglie dell’imprenditore. Che tra i due ci fosse collaborazione, lo hanno confermato ieri anche due titolari di un’agenzia Aci, padre e figlio, dove entrambi più volte si sono recati per fare diverse pratiche. E di quei 20mila euro l'imputato ne aveva già parlato proprio ad uno di loro, al figlio per la precisione, in occasione del passaggio di proprietà di un vecchio autocarro che aveva provato a farsi intestare portando nell’agenzia Aci la fotocopia dell’atto di vendita già firmata e sostenendo che l’originale era stato smarrito. Atto poi annullato perché l’autocarro era nella disponibilità materiale dell’imprenditore, ma il 29enne era tornato sui suoi passi solo con un compromesso che gli sarebbe fruttato 6mila euro ai danni però della stessa agenzia Aci.

Il 29enne è finito a processo, davanti al giudice monocratico Lorenzo Prudenzano, accusato di tentata estorsione ai danni dell’imprenditore teramano ma anche danneggiamento e lesioni personali in concorso con un altro ancora da identificare ai danni invece di un dipendente dell’azienda agricola pure lui indiano. Quest’ultimo ieri è stato sentito come parte offesa identificata dalla Procura. "Era ubriaco e mi venne a cercare nell’azienda, dove io dormo perché do da mangiare agli animali – ha raccontato -. Con lui c’erano altre persone. Mi bloccarono le mani e lui con una pietra mi spaccò la testa. Poi risalì in auto e tentò di investirmi, ma io iniziai a correre e scappai via. Non so perché lo abbia fatto. All’inizio non volevo andare dai carabinieri. Ma poi mi sono deciso a denunciare".

© RIPRODUZIONE RISERVATA