Domingo: «Zeffirelli, genio rinascimentale, lascia un'eredità immensa»

Placido Domingo
di Simona Antonucci
4 Minuti di Lettura
Martedì 18 Giugno 2019, 07:36
«Franco si è spento a 96 anni, ma vivrà per sempre nei suoi capolavori amatissimi dal pubblico e dagli artisti che hanno lavorato con lui. Ci lascia un’eredità immensa». Placido Domingo, 78 anni, leggenda del panorama operistico internazionale, ricorda l’amico e maestro Franco Zeffirelli, scomparso sabato nella sua casa romana. Una lunga carriera che li ha visti spesso uno accanto all’altro in successi planetari. «L’ho conosciuto», ricorda, «alla fine degli Anni Sessanta. Con lui ho fatto il maggior numero di produzioni in assoluto. E che produzioni». 

E proprio nell’ultima produzione di Zeffirelli, la sua nona Traviata, Domingo interpreterà, per la prima volta nell’arena di Verona, (il 1 agosto) una grande figura paterna verdiana, Giorgio Germont. «Quest’anno l’Arena inaugura la stagione proprio con la sua Traviata, il modo più bello per rendere omaggio a un uomo che ha tanto amato quell’anfiteatro e ha saputo valorizzare i suoi spazi, la sua acustica, la sua magia», continua il tenore, baritono e direttore d’orchestra spagnolo. «Sarà per me una grande emozione», aggiunge, «cantare nella sua ultima produzione».

Una proposta che ha accettato immediatamente: «Subito con grande gioia avevo accettato di cantare il ruolo di Germont, con la speranza in cuor mio di rivederlo o di andarlo a trovare sapendo già però che era molto malato». Il loro ultimo incontro risale a febbraio del 2016: «Fu una sorpresa», racconta, «eravamo a Roma per l’udienza del Santo Padre, al termine abbiamo chiamato Pippo, il figlio, per un saluto a Franco. E lui ci ha invitati a pranzo. Abbiamo passato qualche ora indimenticabile parlando con lui lucidissimo nella sua casa piena di ricordi che hanno fatto la storia dell’opera e anche del cinema».

E che sono rimasti nell’immaginario collettivo: «I suoi spettacoli meritano di non essere mai dismessi», dichiara, «pensiamo a titoli immensi come Turandot, La Traviata, Tosca, La Bohème, Aida, Otello, straordinario Otello alla Scala, la prima diretta Rai di una prima scaligera». I ricordi viaggiano nel mondo, con un velo di malinconia: «Al Met, ogni sera la sua Turandot riceve ovazioni per la scena incredibile che gli spettatori si trovano dinnanzi quando si apre il sipario. La modernità della bellezza che non sfiorisce mai anche davanti al tempo che passa».

Zeffirelli era, secondo l’artista che vanta quattromila recite d’opera e 150 ruoli, «un fiorentino doc, un uomo rinascimentale, un innovatore capace di esaltare la grande tradizione con la modernità cinematografica della sua visione d’opera, rispettando la volontà del compositore».  Insieme hanno fatto quattro film-opera: «La Traviata, Cavalleria e Pagliacci e Otello. Di Traviata, posso dire, che la sua visione di Alfredo era speciale: lui voleva che fosse un uomo, l’uomo del destino di Violetta che entra nella vita di questa donna straordinaria per cambiarla».

E proprio durante e riprese del film trascorrevano i momenti più familiari: «Sul set i tempi erano dilatati e ci costringevano a ore di attesa per il trucco, la luce degli esterni... Tutti quei giorni li abbiamo trascorsi insieme e con me c’erano mia moglie e i miei figli». Film-opera che hanno avvicinato tanti giovani ala lirica: «Traviata in particolare che l’altra sera proprio su Rai1 è stata trasmessa in suo omaggio».

Anni di affetti e professione costruiti insieme. Domingo, il 4 agosto torna per festeggiare i cinquant’anni dal debutto a Verona, con una gala nel nome di Verdi: dove interpreterà tre atti da Nabucco, I tre Foscari e Macbeth. Ma gli appuntamenti in Arena cominceranno il 28 luglio, data in cui il grande artista spagnolo salirà sul podio per dirigere Aida, nell’edizione storica del 1913 rivisitata di Gianfranco de Bosio.

Una marcia trionfale che porterà Domingo anche a Roma dove il 7 agosto, per la stagione estiva del Teatro dell’Opera a Caracalla sarà protagonista di un concerto intitolato Gala Plácido Domingo Noche española. Un ritorno, a trent’anni dalla Notte dei Tre Tenori, quando insieme con José Carreras e Luciano Pavarotti incantarono le Terme.

Una serata che il cantante dedica alla sua terra natìa con canzoni spagnole e arie da famose zarzuelas, con la Compagnia di ballo Antonio Gades di Madrid. «Con grande gioia tornerò a cantare a Caracalla», annuncia, «ho sempre nel cuore la magia della Notte dei Tre Tenori del 1990 in occasione dei mondiali di calcio.
Questa volta porterò a Caracalla uno spettacolo pieno di vitalità dedicato alla Zarzuela, un genere molto coinvolgente e legato alla tradizione popolare spagnola e latina a cui i miei genitori hanno dedicato con amore tutta la vita». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA