Nervi tesi nel Pd, Zingaretti prova a ricucire. Per ora i renziani restano

Nervi tesi nel Pd, Zingaretti prova a ricucire. Per ora i renziani restano
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Lunedì 17 Giugno 2019, 20:39 - Ultimo aggiornamento: 21:30

Dopo lo scontro divampato per l'esclusione dei renziani dalla segreteria, Nicola Zingaretti proverà in direzione a ricucire, chiedendo al partito di stare unito per affrontare le vere emergenze italiane, causate dall'incapacità del governo. Dal canto suo, la minoranza renziana non ha alcuna intenzione di dar fuoco alle polveri: Matteo Renzi, che domani sarà assente alla riunione perché non in Italia, frena i pasdaran e non ha per ora in programma di raccogliere armi e bagagli per lasciare il Pd.

Alla vigilia della riunione Zingaretti prova a gettare acqua sul fuoco. «In Italia - spiega - governa Salvini con politiche economiche sociali e culturali drammatiche, e noi non possiamo non vedere che questa deve essere la priorità assoluta. Farò uno sforzo con questo spirito per riaprire un dialogo e verificare le condizioni di un passo avanti insieme, almeno sul terreno della politica e dell'iniziativa politica. È ovvio che in quanto segretario del Pd sento su di me in primo luogo questa responsabilità».

Un invito all'unità che viene condiviso anche da Francesco Boccia: «Niente scissioni: è l'ora della responsabilità. E poi le scissioni portano male a chi le fa». Sui social ad ogni modo è bufera, tra chi attacca i renziani e chi li difende. Ma tantissimi chiedono che il Pd smetta di litigare e si sforzi di affrontare in modo unitario l'avanzata di Matteo Salvini. Soprattutto visti i risultati in Sardegna, definiti dallo stesso Zingaretti
«non incoraggianti, su cui dobbiamo riflettere».

Appello che fa suo Maurizio Martina: «Vi prego, fermatevi. Fermiamoci. Sui social e non solo. Basta. Così siamo solo respingenti. Invece, dovremmo avere l'ossessione di aprire, unire e rinnovare. Per cambiare tutti; senza ripicche. Conta - conclude - il paese reale, non il nostro ombelico».

Tuttavia, malgrado gli appelli all'unità, il varo della segreteria e la vicenda Lotti sono destinati a lasciare un solco nei rapporti interni. Per i renziani, è inaccettabile che Zingaretti abbia comunicato via agenzie, e non in direzione, la composizione della segreteria. Ma anche nel merito, attaccano, «si è formato un organismo fatto solo da ex diessini che non lascia agibilità politica».

«La segreteria la fa il segretario che ha il diritto e dovere di nominarla. La mia opinione è che questa segreteria non è il nuovo Pd che aveva promesso Zingaretti», rincara la dose Anna Ascani. Critiche che però difficilmente apriranno domani la resa dei conti ai massimi livelli: tra i big renziani, oltre a Renzi, mancherà anche Ettore Rosato, prima impegnato a Roma per Confartigianato e in serata a Milano per riunire i comitati civici «Ritorno al futuro», e l'autosospeso Luca Lotti.

In difesa dell'ex ministro dello Sport, invece, si fa sentire anche oggi Roberto Giachetti: «C'è stato un accanimento contro Lotti, le anime belle che oggi gridano allo scandalo sanno perfettamente che queste cose ci sono sempre state. Adesso sono semplicemente emerse». Infine, su «Democratica» Andrea Romano critica Zingaretti: «Ora indichi una meta verso la quale la comunità politica democratica possa cominciare a muoversi».

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