L'Orvieto brilla in fondo al pozzo, lo spumante Doc sulle tavole entro tre anni. Cotarella: «Vogliamo dare visibilità internazionale alla città»

La degustazione del nuovo spumante Orvieto Doc in fondo al pozzo di San Patrizio
di Vincenzo Carducci
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Lunedì 17 Giugno 2019, 13:13 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 19:09

ORVIETO - D'Annunzio lo definì in passato «il sole d'Italia nel bicchiere» e oggi il vino di Orvieto, quello degli Etruschi e dei Papi, vuole tornare a splendere. Una Doc che porta il nome della città, che nella sua storia affonda le sue antiche radici e dalle viscere di quella storia riparte per rilanciarsi strizzando l'occhio al mercato e guardando all'Estero. La nuova strada da percorrere è quello dello spumante con l'uvaggio dell'Orvieto Classico, un prodotto oggi ancora in sperimentazione presentato nella emozionante cornice del pozzo di San Patrizio nell'ambito della prima edizione di "Benvenuto Orvieto diVino" destinato, nelle intenzioni del Consorzio di tutela, a diventare un appuntamento fisso negli anni per dare una degna vetrina alle cantine e ai produttori del territorio. E se il pozzo - oltre a essere uno dei monumenti simbolo della città conosciuto in tutto il Mondo - è anche una metafora, i 248 scalini progettati da Antonio da Sangallo che scendono e poi risalgono verso la luce forse sono di buon auspicio.

«Un posto unico e bene abbiamo fatto a sceglierlo come simbolo di questo evento», dice il presidente degli enologi mondiali nonché presidente del comitato scientifico Orvieto diVino, Riccardo Cotarella, appena risalito dal fondo del pozzo dove lo spumante è stato degustato in anteprima da una qualificata platea di giornalisti provenienti dall'Italia e dall'Estero tra cui Daniele Cernilli, Giuseppe Cerasa e Bruno Vespa. «L'obiettivo di questo evento - spiega Cotarella - è dare a Orvieto, attraverso il vino e le sue bellezze, ciò che Orvieto deve avere. Non è una ripartenza ma una partenza. In passato siamo stati tutti, nessuno escluso, un po' dormienti o quantomeno insensibili al richiamo e al pianto della città che non poteva manifestarsi da sola. Aveva bisogno di qualcuno che portasse alla luce tutte le sue bellezze. Vogliamo dare visibilità internazionale a questa città - prosegue - e il vino è un veicolo fondamentale. Il Duomo non si può portare in America, in Giappone o in Russia, una bottiglia di vino può andare ovunque». Quanto all'"ultimo arrivato", commenta il noto enologo, «non possiamo ancora chiamarlo spumante Orvieto Doc perché è una sperimentazione e il disciplinare non lo prevede ma lo prevederà molto presto visto il risultato e gli apprezzamenti che ha avuto».

Lo spumante Orvieto Doc, al netto dei tempi necessari per le modifiche del disciplinare, «potrebbe presumibilmente arrivare sulle tavole nel giro di 3-4 anni», dice l'enologo Paolo Nardo, esperto spumantista a capo del team di giovani enologi orvietani che stanno lavorando alla sperimentazione da oltre un anno. «Questa di oggi è solo una prima pietra - aggiunge - la validazione di un prodotto e di un processo necessitano tempo. Replicheremo nella vendemmia 2019 e nel 2020 per vedere l'evoluzione del prodotto nel tempo e la variabilità a seconda delle annate». «La sperimentazione - spiega - riguarda una presa di spuma di un mosto a base Orvieto Classico composto dalle varietà che compongono il blend ovvero Trebbiano nella versione Procanico, Verdello, Grechetto e una piccolissima parte di Chardonnay che è un complementare ammesso dal nostro disciplinare. Una presa di spuma diretta senza passare da una base di vino rifermentata ma direttamente da mosto, in autoclave. Un "metodo Martinotti" lungo con un affinamento sui lieviti di circa sei mesi».  «Le aspettative sono alte - continua - perché è un prodotto che permette di ricominciare a parlare di questa denominazione che ne ha molto bisogno. Orvieto è conosciuto per il vino secco, amabile, per i muffati e la vendemmia tardiva, mancava una bollicina anche per andare incontro a un trend di mercato moderno che prevede un buon successo degli spumanti, non solo in Italia ma anche nel resto del Mondo». Ma guai a parlare di sfida al prosecco. «Forse tra qualche secolo daremo filo da torcere al Franciacorta, mi accontenterei di un centesimo del successo commerciale che hanno loro», ha detto Cotarella scherzando con Mattia Vezzola, uno dei "padri" del successo del Franciacorta presente all'evento. 

Dopo la degustazione in fondo al pozzo, proseguita per tutta la giornata a beneficio di visitatori e turisti che hanno potuto assaggiare i prodotti di 22 cantine del territorio, in corso Cavour è stata posta in opera una formella in ceramica celebrativa della prima edizione dell'evento, rituale che si ripeterà anche nei prossimi anni sullo stile di quanto avviene a Montalcino. Nell'auditorium di palazzo Coelli è stato poi presentato il nuovo video promozionale del Consorzio Orvieto Doc, realizzato da Vetrya e presentato dal fondatore Luca Tomassini, dal titolo "Il sole nel bicchiere".  

 

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