Il libro, tradotto in più di dieci paesi, è la biografia romanzata di Muhyi-d-din Ibn Arabi: uno dei padri del sufismo, più noto come Ibn Arabi. E’ un romanzo storico, d’avventura, di viaggio e d’amore, che restituisce un’immagine del santo sufi in qualche modo inedita, uomo in carne e ossa che si sposa e divorzia, che piange e ride, che viaggia alla ricerca del senso della vita. Il titolo si riferisce proprio a un detto di Ibn Arabi: “L’amore è una piccola morte”.
Mohamed Hasan Alwan ci conduce in un’epoca lontana, tra il XII e il XIII secolo, ricostruendo passo dopo passo e con dovizia di particolari la vita del “sommo maestro” Ibn Arabi, uno dei più grandi sheikh sufi di tutti i tempi, filosofo, mistico e poeta la cui opera ha influenzato molti intellettuali e mistici tanto in Oriente quanto in Occidente (secondo alcuni studiosi avrebbe influenzato, anche Dante Alighieri e San Giovanni della Croce). Il grande studioso orientalista francese Henry Corbin non esitò a definirlo «uno dei più grandi teosofi visionari di tutti i tempi».
In apertura del romanzo, Alwan immagina Ibn Arabi, in eremitaggio su una montagna in Azerbaigian, intento a scrivere la propria autobiografia. Le pagine che seguono ripercorrono, sotto forma di narrazione in prima persona, l’intera vita del mistico musulmano, sempre legata a doppio filo agli eventi storici e politici dell’epoca, che hanno influito, spesso in modo diretto, sul suo vissuto quotidiano e sul suo percorso esistenziale. Non solo. Il libro è anche una porta d’accesso al linguaggio della mistica sufi - con un prezioso glossario che sarà molto utile - come pure è una fonte preziosa per i personaggi e i luoghi citati.
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