​​Torvaianica, spunta una terza persona nel giallo della coppia bruciata in auto

Torvaianica, il rogo della coppia: spunta una terza persona
di Camilla Mozzetti e Giuseppe Scarpa
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Domenica 16 Giugno 2019, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 08:46

«Non sono un mostro, a Maria volevo bene e non le avrei mai fatto del male». Per dodici ore consecutive, nella caserma dei carabinieri di Torvaianica, Maurizio Di Natale, continua a ripetere sempre la stessa versione. Il Pubblico ministero della procura di Velletri, Giuseppe Travaglini, ascolta e poi riparte da capo con le domande: dov’era a quell’ora? Quando ha visto la sua compagna per l’ultima volta? In cambio riceve sempre le stesse risposte: «Non sono stato io, non li ho uccisi».

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I riscontri sugli orari, sulle persone che l’uomo ha incontrato – due colleghi-amici e un cliente – prima di mettersi in macchina alla volta di Frosinone per raggiungere una carrozzeria dove aveva appuntamento per discutere la vendita di una partita di vernici e coloranti, vengono puntualmente analizzati e l’uomo non ha mentito: nomi, orari, luoghi coincidono. Di Natale, tra i principali sospettati per la morte di Maria Corazza (48 anni) e di Domenico Raco (39 anni) trovati in una Ford Fiesta data alle fiamme, al momento ha un alibi di ferro. 

Cosa è successo allora venerdì mattina quando in via di San Pancrazio, una stradina sterrata che divide il litorale di Torvaianica dall’entroterra di Pomezia, la sua compagna è stata trovata carbonizzata insieme a un amico di famiglia? I carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati battono due piste: il delitto passionale e l’omicidio-suicidio. Per quest’ultima ipotesi dirimenti saranno le autopsie sui corpi che saranno svolte domani al Policlinico di Tor Vergata. 

LE IPOTESI
L’idea che l’uomo abbia prima ucciso la donna, forse strangolandola perché respinto, e che poi abbia dato fuoco all’auto pentendosi immediatamente dopo e per questo sia rientrato nell’abitacolo lasciandosi morire arso vivo, per quanto macabra e inimmaginabile, non è stata ancora scartata. Mentre ad avvalorare la prima ipotesi – quella del duplice omicidio passionale – entrano in gioco la vita di Raco e la condizione della coppia Corazza-Di Natale. Il primo, soprannominato il “calabrese” per via delle sue origini, è un uomo aitante, a cui piacevano le donne e a cui, soprattutto, piaceva gongolarsi per quell’effetto che in esse suscitava. Difficile stabile le relazioni reali o presunte che aveva collezionato in questi anni in cui dalla Calabria si era stabilizzato a Torvaianica. Non ci sono prove che avesse una relazione con la vittima ma non sono emersi, al momento, elementi che possano smentirla. 
 


L’OPERAZIONE
Non è escluso neanche che Raco avesse guardato la donna “sbagliata” o fatto un torto a qualcuno in una zona della provincia di Roma dove solo dieci giorni fa un’ingente operazione dei Ros coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia ha portato all’arresto di 31 persone appartenenti al clan Fragalà e che dunque abbia poi pagato con la vita un affronto inaccettabile. Cosa c’entrerebbe la Corazza? Si potrebbe essere trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Oppure, ancora: la tragedia si potrebbe essere consumata perché qualcuno scoprendo la relazione tra Raco e la Corazza avrebbe voluto punirli. Fino a ieri gli inquirenti hanno ascoltato all’incirca 40 persone tra amici, conoscenti, parenti e familiari dei due. Tra loro c’è anche il primo figlio di Maurizio Di Natale, avuto da una precedente relazione, che vive da anni a Roma. Il giovane, quasi 30enne, aveva un buon rapporto con la matrigna e la sorellastra così come con il padre che vedeva poco ma a cui era molto legato. Nei prossimi giorni invece saranno passate al setaccio anche le chat di gruppo degli amici comuni delle vittime, nelle quali figura almeno una delle sorelle di Maria. 

L’INCONTRO
Quel che è certo, al momento, è che Domenico Raco venerdì mattina è salito a bordo della Ford Fiesta. L’uomo era uscito di casa intorno alle 5 per accompagnare un amico a lavoro e poi aveva lasciato l’auto da un meccanico per un guasto che doveva essere riparato. È salito a bordo dell’auto su cui viaggiava la vittima pochi minuti dopo le 8 del mattino. Il suo ultimo collegamento alla chat di gruppo risale alle 8.28 poi il silenzio. Il suo corpo carbonizzato è stato rinvenuto sui sedili anteriori, quello della donna su quelli posteriori. Che lungo il tragitto dall’autofficina abbiano incontrato una terza persona che sia salita in auto e li abbia poi uccisi dando fuoco al veicolo? Lo sportello di guida è stato trovato aperto come se qualcuno fosse sceso. Non erano loro, né Domenico né Maria, i cui corpi sono stati martoriati e deturpati dalle fiamme. 
 

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