Firenze Rocks, i Dream Theater a 20 anni dall’uscita dell’album Metropolis Pt. 2

Firenze Rocks, i Dream Theater a 20 anni dall uscita dell album Metropolis Pt. 2
di Andrea Andrei
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Giovedì 13 Giugno 2019, 19:32 - Ultimo aggiornamento: 19:35

dal nostro inviato
FIRENZE Cos'è il metal? Il metal è quella cosa per cui continui a suonare per due ore filate a ritmi forsennati indossando pantaloni di pelle neri in faccia al sole delle cinque di pomeriggio di metà giugno con una temperatura 31 gradi centigradi. Ed eccoli lì i Dream Theater, sul palco della Visarno Arena di Firenze ad aprire ufficialmente le danze di questo Firenze Rocks 2019. Il festival organizzato da Live Nation in sole tre edizioni è riuscito a diventare un punto di riferimento in Europa per le grandi rassegne musicali, che in Italia non si vedevano dai tempi del defunto Heineken Jammin' Festival (l'ultima edizione è stata a Rho nel 2012). Un festival che si è aperto oggi proprio con l'esibizione della band prog-rock di Boston, che con più di trent'anni di carriera alle spalle si è presentata qui sulla scia dell'ultimo album, "Distance over time", il cui nome sembra proprio evocare il passato glorioso di John Petrucci e soci.

Ancor di più perché il 2019 segna per i Dream Theater un anniversario importante, il ventennale di "Metropolis Pt. 2: Scenes from a memory", concept album considerato una pietra miliare del progressive metal. E a quel capolavoro non potevano mancare i riferimenti nella scaletta, aperta da La band sconta forse un po' l'aver suonato per prima, con il caldo del pomeriggio e il pubblico ancora in fila agli ingressi. John Petrucci e compagni sono chirurgici come sempre, e come sempre si prendono beffa del metronomo lanciandosi in ritmi sincopati a velocità innaturali. Le dita di Petrucci volano sulla tastiera nera di una chitarra ancor più nera, ma il suono esce limpido, quasi trasparente. I colpi forsennati di Mike Mangini alla batteria fanno altrettanto, così come Jordan Rudess dimostra di avere la stessa padronanza della tastiera di vent'anni fa. Solo la voce di James LaBrie risulta a volte un po' appannata. Nonostante gli sforzi però, la performance tende un po' a perdere di smalto man mano che si procede. Il guizzo arriva proprio con "The Dance of Eternity", brano-manifesto di quel "Metropolis Pt. 2" del 1999, in cui il pubblico abbandona il torpore pomeridiano e si scatena.
 

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