Per questo «Dazn ha deciso fin dall'inizio della sua esperienza di dare maggiore visibilità agli sport femminili, non solo calcio, ma anche boxe femminile, anche per combattere gli stereotipi. In Italia il momento oggi è davvero molto favorevole per le giovani donne manager in prospettiva futura, e la mia esperienza a capo di una multinazionale come Dazn - ha concluso - lo dimostra.
Così come questo workshop dimostra che stiamo andando verso la giusta direzione». A complicare l'ascesa delle carriere in rosa sono spesso stereotipi maschilisti: «Il 75% delle donne sportive ha affermato che ha avuto la propria carriera limitata o proprio conclusa - rimarca Melanie Duparc, segretario generale della World union of olimpic cities - per colpa di diversi motivi: il 40% per costruire una famiglia o dopo essere rimasta incinta. Il 75% delle donne intervistate ha risposto che vorrebbe praticare più sport, il 30% che ha ricevuto commenti o atti sessisti durante le attività sportive». Francesca Sanzone, vice direttore generale della Figc, ha rivelato le difficoltà nel promuovere il calcio femminile: «Provammo a convincere un importante broadcast a produrre una partita a settimana ma è stata una grande sfida, sembrava davvero che non gli interessasse. Non potevano neanche immaginare quanto potesse produrre in termini di audience tv. A metà stagione ci hanno richiamati chiedendo se fosse possibile produrre due o tre match: in certi casi il calcio femminile presenta numeri molto più alti di tante partire di Serie A maschile». A intervenire al panel anche Alessandra Sensini, vice presidente del Coni: «Questo può essere un giorno importante per le donne nello sport. Negli ultimi anni sono stati raggiunti risultati tangibili, nelle Olimpiadi di Seul (1988) le donne rappresentavano il 28% degli atleti complessivi, a Rio nel 2016 si è arrivati al 45%. A Tokyo saranno circa il 48%, nel 2024 potrebbe esserci una parità assoluta».
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