Donne disordinate in casa? Vengono giudicate peggio degli uomini

Donne disordinate in casa? Vengono giudicate peggio degli uomini
di Franca Giansoldati
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Giovedì 13 Giugno 2019, 09:39 - Ultimo aggiornamento: 18:16
In passato la domanda ogni tanto affiorava ma poi si smorzava subito. Alle nostre nonne o bisnonne difficilmente sfiorava il cervello di mettere in discusione i 'fatti' di casa, perché il lavoro domestico, il riassetto delle stanze, il riporre le cose nel giusto posto erano cose da donne, non da uomini. Non esisteva un motivo ma visto che era sempre stato cosi', in un ripetersi infinito, progressivo, continuativo, non si poteva mettere in discussione. Come fosse stata una legge della natura che non si poteva sovvertire.

Poi con gli anni Sessanta e l'ingresso in massa delle donne nel mondo del lavoro il tenere assieme due lavori, casa e professione, ha cominciato timidamente a fare capolino, e sono iniziate le prime elaborazioni per arrivare a correzioni alla legge immutabile che le 'cose' di casa devono essere per forza appannaggio delle figure femminili. Il discorso è andato avanti sotto traccia e non si è mari fermato. Ma poiché le grandi domande che generalmente affiancano i grandi cambiamenti prima o poi affiorano e diventano delle 'issues', dei temi topici, a livello internazionale, ecco che il problema è esploso. Uno degli articoli più letti, popolari e commentati del New York Times di questi giorni sintetizza bene questo quadro. Perché le donne, e non tanto gli uomini, sono giudicate negativamente per una casa poco in ordine, dove i piatti sono ancora sporchi nel lavello, le pile dei calzini in un angolo, la polvere o le ditate sui cristalli bene in vista? Già perché?

Eppure ancora oggi, nell'anno di grazia 2019, gli uomini disordinati e 'casinari' sono molto più tollerati e giustificati rispetto alle donne disordinate e 'casinare'. «Il fatto è che il lavoro domestico, il rassettare o pulire, è ancora considerato un lavoro tipicamente femminile. Soprattutto per le donne che vivono con mariti e compagni». Non solo. Da alcune autorevoli ricerche fatte (University of California), a riprova di questa immutabile norma derivante dal retaggio di una cultura patriarcale, le donne se vivono con il compagno, piuttosto che non quando vivono da sole, tendono a lavorare molto di più in casa. E questo nonostante che gli uomini oggi, tendenzialmente, trascorrono più tempo tra le mura domestiche e si dedicano più a compiti casalinghi rispetto ai loro padri o nonni. Tuttavia le tipiche cose femminili,come cucinare o pulire o rassettare restano in mano alle donne. Il motivo è semplice. «Da un punto di vista sociale le donne, ma non tanto gli uomini, sono ancora giudicate negativamente se non riescono a tenere una casa pulita e in ordine». Uno stereotipo che è duro da cancellare o indebolire, spiega Sarah Thebaud, sociologa all'Università della California, e autrice di questo monitoraggio di recente pubblicazione. Morale: «il tempo in più che le donne destinano per un lavoro non pagato in casa è all'origine della ineguaglianza di genere e influenza quanto gli uomini e le donne fanno a casa. Non solo. Influenza anche quanto è il tempo che le donne possono destinare a lavori remunerati».  Altro che gender gap.

Le statistiche parlano di 2,3 ore al giorno di lavori domestici per le donne e di 1,4 ore al giorno per lavori domestici (uomini). I dati nazionali (americani) sono stati forniti dal Dipartimento del Lavoro. Altro dato interessante, a conferma di questo quadro di ineguaglianza riguarda gli effetti sulle mogli e le ragazze madri, per entrambe il lavoro domestico è una realtà quotidiana, ma le ragazze madri trascorrono meno tempo dietro i fornelli e a rassettare la casa mettendo in ordine calzini e altre cose del marito. In pratica chi vive con un compagno o un marito ha meno tempo per se stessa e dorme di meno. 
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