Vela, Luna Rossa vuole vincere l'American's Cup con le tecnologie dell'aeronautica

Vela, Luna Rossa vuole vincere l'American's Cup con le tecnologie dell'aeronautica
di Alessandra Iannello
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Martedì 11 Giugno 2019, 19:17

Si sono allontanati per qualche ora da Cagliari, dove sono in corso i test in mare, della nuova Luna Rossa che gareggerà nel 2021 ad Auckland, per arrivare a Firenze a presentare il nuovo progetto dedicato all’abbigliamento del team. Max Sirena, team director e skipper del team italiano che ha lanciato la sfida alla prossima America’s Cup, e il suo equipaggio erano a Pitti Uomo in occasione del lancio della partnership fra The Woolmark Company, l’autorità globale della lana Merino, e Luna Rossa Prada Pirelli. The Woolmark Company, in qualità di partner tecnico, ha supportato Luna Rossa Prada Pirelli Team nella ricerca e nella realizzazione di nuovi capi in lana tecnici e performanti che saranno indossati dal team di Luna Rossa durante le attività offshore, di allenamento e gara. «Io – spiega Sirena - sono stato uno dei primi a rimanere sorpreso dalle performance della lana Merino. Generalmente si accosta la lana all’inverno e al freddo. Mentre in realtà da quando ho scoperto il tessuto 100% Merino uso solo capi realizzati con questa lana. Sono comodi, leggeri, si asciugano perfettamente e non emanano odori nemmeno dopo un uso intensivo. Adesso stiamo sviluppando dei capi impermeabili e leggeri per usi estremi con all’interno uno strato di lana merinos».
 

 

 
Come sta andando l’avvicinamento alla Coppa America?
«Abbiamo iniziato a lavorare alla nuova Luna Rossa nel settembre 2017. Tutto è iniziato con processo simile al calciomercato, il velamercato. L’obiettivo era quello di formare il miglior gruppo di designer e velisti ed è stato molto difficile perché abbiamo dovuto “combattere” la concorrenza degli altri team. Inoltre, per la prima volta nella storia della Coppa America, noi, challenge record (primi a lanciare la sfida al defender, la Nuova Zelanda vincitore della scorsa Coppa America ndr) abbiamo partecipato alla stesura della regola di classe. Ed è stato un processo impegnativo e importante allo stesso tempo che ci può dare molti vantaggi. Perché scrivere la regola di classe permette di conoscerne il “dietro le quinte”. Però allo stesso tempo è un processo che porta via tante risorse in termini di energie e persone».
 
Come è stato selezionato l’equipaggio?

«Queste barche, a differenza del passato hanno quasi tutti i sistemi di bordo idraulici. Quindi degli 11 dell’equipaggio 8 devono produrre energia per far funzionare al meglio la barca. È molto dura girare i coffe grinder per 25 minuti per mantenere la pressione all’interno del circuito e spingere al massimo i sistemi. Abbiamo testato 400 ragazzi da tutti gli sport, dal nuoto al canottaggio al rugby. Alla fine ne abbiamo selezionati otto: 4 dalla vela (Jacopo Plazzi, Matteo Celon, Andrea Tesei e Umberto Molineris), 2 dal canottaggio (Nicholas Brezzi e Romano Battisti) e 2 dal nuoto (Enrico Voltolini e Davide Cannata)».
 
Qualche anticipazione sulla nuova Luna Rossa?

«Come Luna Rossa eravamo responsabili della progettazione di una parte fondamentale della barca, il foil arm. Ovvero la deriva alla fine della quale si trova il wing che è la parte che fa volare la barca fuori dall’acqua. È uno dei componenti più complessi perché è quello che subisce il carico di lavoro più pesante dal punto di vista strutturale. Per la prima volta nella storia della nautica competitiva sono stati costruiti pezzi “one design”, ovvero uguali per tutti. E sempre per la prima volta nella storia abbiamo sottoposto questi componenti a una serie di crash test. Avendoli disegnati noi ci siamo sentiti la responsabilità verso gli equipaggi che andranno a usarli. Il risultato sono delle componenti ad altissima tenacità, certificati bullet proof. Finita questa fase ci siamo dedicati alla progettazione di Barca 1 che vareremo entro l’estate a Cagliari. Questa barca vola letteralmente fuori dall’acqua e ci sono molte soluzioni mutuate dall’industria aerospaziale e aeronautica. Quindi è fondamentale sviluppare al massimo i sistemi di controllo che ci permettono di volare e testare questo prototipo in ogni situazione per arrivare alla barca finale con il maggior numero di informazioni e di sistemi sicuri».
 
Qual è la sensazione del momento?
«C’è una forte motivazione da parte di tutti. L’obiettivo è arrivare a realizzare un sogno cogliendo l’opportunità di vincere in primis per l’Italia, poi per noi stessi e per i marchi che rappresentiamo».
 
Rumors dicono che se vincerà questa Coppa America si ritirerà, è vero?
«Questa la mia settima Coppa America, sono andato in finale molte volte e ne ho già vinte due. Questa professione ti toglie tanto perché noi lavoriamo tutti i giorni, senza vacanze. La nostra giornata tipo inizia alle 6.15 e finisce solo quando si conclude la lista delle cose da fare. Lo stress è massimo perché la regata è concentrata in un periodo definito, quindi tutto quello che si fa prima è in funzione ad arrivare pronti a quel momento specifico. In una settimana si potrebbe vanificare il lavoro di tre anni ed essere fuori dalla competizione».
 
Quale equipaggio sfidante teme di più?
«Quello che mi preoccupa di più siamo noi.
Perché la Coppa America la vinci se fai un errore in meno degli altri non se sei perfetto. Quindi prima di tutto dobbiamo cercare noi di fare meno errori possibili. La realtà è che questa edizione vedrà pochi sfidanti. In questo momento i tre equipaggi che stanno lavorando alla nuova barca potrebbero tutti vincere la Coppa perché tutti hanno budget sufficiente per sviluppare al meglio l’imbarcazione e sailing team di qualità elevata».

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