L'Israeliano che scova i terroristi nelle Ong: «Più controlli sui finanziamenti di Onu e Ue»

Una nave con i migranti
di Gianluca Perino
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Martedì 11 Giugno 2019, 21:19 - Ultimo aggiornamento: 12 Giugno, 10:32
«Aumentare i controlli sulle Ong per evitare che i finanziamenti europei possano in qualche caso finire nelle mani di soggetti che supportano il terrorismo». Il professor Gerald Steinberg è il presidente israeliano di “NGO Monitor”, l'organizzazione che controlla i possibili legami del mondo del volontariato con i gruppi che seminano il terrore in Medio Oriente e non solo. Secondo Steinberg, che sarà domani a Roma per un summit con docenti e ricercatori del settore, le Ong sono soggetti politici molto potenti che vengono coinvolti in dibattiti centrali, ma senza avere di fatto alcuna responsabilità. «Anche il termine Ong è spesso fuorviante - aggiunge - nonostante il termine organizzazione non governativa, queste potenti strutture ricevono finanziamenti da governi e politici, che usano per promuovere i propri interessi e le proprie ideologie. Come tutti gli altri attori politici, le Ong devono essere sottoposte a valutazioni indipendenti e, ove giustificato, anche a critiche».

Professor Steinberg, esistono collegamenti tra Ong e terroristi? E quali sono i trucchi che le organizzazioni non governative usano per non farsi individuare?
«Alcune organizzazioni terroristiche hanno capito che formare proprie reti di Ong per promuovere i loro programmi sotto la facciata dei diritti umani, dello sviluppo economico e della società civile è una strategia utile. I sistemi di registrazione delle Ong in molti paesi occidentali, nell'UE e nelle Nazioni Unite sono spesso molto superficiali, e consentono così ai gruppi radicali di creare queste organizzazioni e  ottenere persino finanziamenti da governi e Nazioni Unite».



Quali sono i paesi che aiutano le Ong legate a gruppi terroristici?
«Il governo israeliano ha scoperto che la Ong che si definisce “Islamic Relief Worldwide” ha fornito assistenza a gruppi terroristici, incluso Hamas, che opera a Gaza, e che il “Palestine Return Center” è riconducibile ad Hamas. Inoltre, il Fronte popolare per la liberazione della Palestina, che è classificato come un gruppo terroristico in Europa, ha almeno otto Ong nella sua rete, e sostiene di promuovere i diritti dei bambini e dei prigionieri in altre aree; non solo: cinque Ong della rete FPLP ricevono fondi dall'Agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo (AICS). In molti di questi casi, AICS fornisce sovvenzioni alle Ong italiane, che poi trasferiscono parte dei soldi ai loro partner delle Ong palestinesi per progetti che potrebbero, o non potrebbero, essere effettivamente implementati. Apparentemente l'AICS, come altri finanziatori del governo europeo, non esamina i dettagli dei destinatari finali delle Ong, e questo problema non riguarda soltanto le Ong palestinesi che hanno legami con i terroristi. Molte di queste organizzazioni sono registrate presso la Ue e le Nazioni Unite, ma quando con Monitor abbiamo esaminato questi gruppi nel dettaglio, abbiamo scoperto che nessun finanziatore governativo dell'Europa era a conoscenza di queste connessioni. In molti altri casi, le dittature creano le proprie Ong: Gheddafi in Libia aveva una "organizzazione per i diritti umani" registrata all'ONU, così come il governo Chavez / Maduro in Venezuela, Iran, Cuba, Cina e altri».

Ma quali strategie si possono utilizzare per controllare le Ong? Abbiamo bisogno, secondo lei, di più regole per controllare la loro attività?
«La strategia più importante è quella di allargare i controlli sulle organizzazioni che operano a livello politico molto alto, indagando sia sulle loro attività che sui funzionari impiegati: solo così possiamo verificare al meglio eventuali collegamenti con il terrorismo. Molti governi, come nel caso dell'Italia o della Ue, che assegnano denaro alle Ong e i cui fondi vengono poi trasferiti ad altre Ong, fanno affidamento sull'autocertificazione dei destinatari e non si preoccupano di svolgere analisi indipendenti».

Dunque servono nuove regole...
«E' importante che i governi coinvolti nel finanziamento delle Ong adottino una serie di linee guida affinché nemmeno un euro possa essere trasferito a gruppi che impiegano persone legate a un'organizzazione terroristica o che si impegnano in attività a sostegno di gruppi terroristici. La Danimarca ha recentemente pubblicato le linee guida per il finanziamento delle Ong e la Corte dei conti UE ha formulato una forte critica alla mancanza di supervisione nel processo di finanziamento della Ue  alle Ong».

La creazione di una Ong può essere un affare?
«Le Ong sono un'industria enorme, suddivisa in diversi settori, che fornisce aiuto ai migranti, sostiene l'affermazione dei diritti umani, lo sviluppo economico, l'istruzione e altri temi importanti. In ciascuna di queste aree, le Ong forniscono servizi importanti, ma ci sono anche Ong che approfittano di questo status e promuovono programmi politici dannosi. Come industria, le Ong ricevono miliardi  da governi e fondazioni private ogni anno, generalmente senza sorveglianza. La sola UE spende ogni anno circa 2 miliardi di euro per finanziare le Ong. Proprio perché questo è un business grande e influente, la trasparenza e i controlli sono estremamente importanti. Ma fino ad oggi questo non è sempre avvenuto».

In Italia si parla molto del pericolo di infiltrazioni di terroristi nelle barche dei migranti: ritiene che sia un  pericolo reale?
«Come è stato dimostrato, la migrazione di massa incontrollata proveniente in particolare dal Medio Oriente e dall'Africa pone sfide sociali, economiche e di sicurezza molto complesse per molti paesi e istituzioni internazionali. I pericoli includono la capacità dei terroristi di infiltrarsi attraverso le barche dei migranti che vengono portati nei porti in Italia o in altre località nel sud dell'Europa. Questo è un problema umanitario molto importante, che, come è abbastanza evidente, l'Europa e le Nazioni Unite non sono riusciti a risolvere. Alcune di queste Ong sono anche finanziate dall'UE e dai singoli governi, e agiscono in opposizione alla politica degli stessi governi, senza alcun controllo, equilibrio o responsabilità. Sono i governi e le popolazioni di specifici paesi che sono poi costretti a trovare soluzioni per i migranti che arrivano dopo che le Ong hanno finito con i loro interventi».

 
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