La prima suora consultrice al Sinodo, «gli abusi sulle religiose vanno affrontati e sradicati»

La prima suora consultrice al Sinodo, «gli abusi sulle religiose vanno affrontati e sradicati»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 10 Giugno 2019, 15:40

La religiosa spagnola Maria Luisa Berzosa, una delle quattro donne che parteciperano per la prima volta come consultrici al Sinodo sull'Amazzonia convocato da Papa Francesco per il prossimo autunno, va all'attacco e parla «con grande dolore» di una Chiesa che finora ha minimizzato o nascosto il tema degli abusi sulle suore. In una intervista alla agenzia spagnola Efe, Berzosa torna su un argomento che in Vaticano è considerato una sorta di tabù. «Sulle religiose ci sono stati abusi di potere, di sottomisione, di schiavitù di imposizione, di non riconoscere le suore come persone, sino a farne delle schiave».

Violenze che parecchi sacerdoti hanno commesso grazie alla loro posizione gerarchica e al fatto che essendo consacrati è come se fossero su un gradino superiore. «In nome del suo ruolo o della sua funzione, impone questo e quell'altro e poi, sempre in virtù del ruolo, chiede il silenzio. E questo è doppiamente terribile». Il peggio però, riferisce suor Maria Luisa, è quando questi casi affiorano alla luce. La strada per la verità si presenta in salita. «Ma questi casi devono essere affrontati, così come deve essere curata la ferita, in modo che esca tutto quello che c'è dentro, senza coprire, insabbiare. E' davvero urgente farlo al più presto».

La religiosa spagnola dice di non volere affatto un SInodo di donne, semmai un Sinodo del Popolo di Dio, in cui possano avere partecipazione tutti, maschi e femmine, «in modo da creare un corpo uniforme, con una unica testa ma composto da tanti membri, cosa che al momento manca». A suo parere l'ultimo Sinodo sui Giovani, una specie di flop, ha dimostrato in modo «palpabile la sproporzione tra il numero degli uomini e quello delle donne. C'erano 10 superiori generali maschi che potevano intervenire e votare, e c'era una sola superiora che non poteva votare. Una sproporzione».








 

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