Debito e burocrazia, la zavorra che blocca la crescita italiana

Le critiche dell'Europa/ Debito e burocrazia, la zavorra che blocca la crescita italiana
di Antonio Patuelli*
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Domenica 9 Giugno 2019, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 00:59
In questi ultimissimi giorni si è molto discusso delle recenti raccomandazioni rivolte dal Consiglio. Si tratta delle raccomandazioni per provvedimenti nel 2019 e nel 2020, riguardanti soprattutto la spesa pubblica, le entrate fiscali e la lotta all’evasione e al lavoro sommerso.

Ma occorre esaminare in modo molto attento anche i 34 cospicui punti delle considerazioni complessive riguardanti la situazione non solo economica, ma più in generale dell’Italia. Si tratta, infatti, di importanti giudizi, assai approfonditi e dettagliati, rigorosi e anche impietosi che costituiscono una vera e propria requisitoria verso limiti e carenze italiane che dipendono da scelte, comportamenti ed omissioni di decenni. Infatti, vengono analizzati “senza complimenti” gli ingenti problemi del debito pubblico, la limitatezza ormai strutturale della crescita del prodotto interno lordo italiano, le difficoltà nell’utilizzo stesso dei fondi europei, i crescenti problemi della spesa pensionistica, le tematiche di particolare rilievo sociale, nonché la più forte diffusione in Italia del lavoro sommerso, le difficoltà nei servizi pubblici per l’impiego, la più limitata occupazione femminile rispetto alla media europea.

Vengono, inoltre, analizzati impietosamente i limiti degli investimenti nell’istruzione e nella formazione, nonché la bassa crescita della produttività. Sono, altresì, approfonditi i ritardi nel settore dei trasporti, visto che l’Italia non ha conseguito gli obiettivi strategici di investimento nelle infrastrutture.

Netta è, fra l’altro, anche la critica alla scarsa capacità del settore pubblico, soprattutto a livello locale, di amministrare i finanziamenti, il che rappresenta una barriera agli investimenti in tutti i settori, a causa della complessità delle procedure, della sovrapposizione delle responsabilità e della gestione carente del pubblico impiego. L’accrescimento dell’efficienza della pubblica amministrazione italiana è, quindi, visto come una assoluta priorità anche per il miglioramento del contesto in cui operano le imprese.

Una parte significativa dei rilievi è rivolta pure alla scarsa efficienza del sistema giudiziario civile italiano e alla carente efficacia della repressione della corruzione, anche per l’eccessiva durata dei procedimenti penali, in mancanza della tanto necessaria riforma del processo penale.

Per il settore bancario vengono rilevati buoni progressi nel risanamento dei bilanci, ma vengono constatati anche gli ingenti sforzi che debbono essere ulteriormente sviluppati per sostenere la ripresa.
Le raccomandazioni che il Consiglio dell’Unione Europea ha, quindi, rivolto all’Italia si basano su queste severe analisi che non concernono tanto le responsabilità politiche di questo o di quel Governo, ma, ormai, di una cospicua fase storica che ha limitato le possibilità dell’Italia nel competere in termini di qualità ed efficienza con i migliori standard dei principali Paesi europei.

Quindi, occorre valutare queste indicazioni del Consiglio dell’Unione Europea stando lontani dalla dialettica politica contingente ed essendo consapevoli della profondità delle radici dei problemi che emergono attualmente per l’Italia e della necessità di assicurare prospettive strategiche di forte determinazione complessiva per superarli con quello slancio straordinario che più volte, nell’ultimo secolo, ha prodotto stupore anche nel mondo per le migliori fasi della Repubblica che hanno visto realizzare il “miracolo economico”.

* Presidente Associazione Bancaria Italiana
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