Sedicenne ucciso a Zocca: condanna a 14 anni e 8 mesi all'assassino, suo coetaneo

Sedicenne ucciso a Zocca: condanna a 14 anni e 8 mesi all'assassino, suo coetaneo
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Giovedì 6 Giugno 2019, 19:35 - Ultimo aggiornamento: 19:39

​La giovane vita di Giuseppe Balboni è finita in fondo a un pozzo profondo tre metri, in una zona di calanchi, boschi e vigneti tra le province di Bologna e Modena. Ora il suo assassino è stato condannato a 14 anni e 8 mesi di carcere per l'omicidio del 16enne di Zocca, nel Modenese, ucciso lo scorso 17 settembre. È questa la sentenza del gup del Tribunale dei minorenni di Bologna a carico del ragazzo di 16 anni imputato. Il pm Alessandra Serra aveva chiesto 18 anni di carcere per omicidio aggravato da futili motivi. Tra i due ragazzi, conoscenti oltre che coetanei, secondo le indagini ci sarebbero state questioni in sospeso legate a del denaro.

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Ora la pena inflitta all'imputato, quattordici anni e otto mesi in abbreviato, amareggia i genitori che hanno perso il figlio: «Per noi si tratta di una sentenza troppo lieve. Auspichiamo almeno che possa servire a evitare ulteriori tragedie come quella di Giuseppe», dicono, in una dichiarazione affidata agli avvocati Domenico Morace e Francesca Lamazza. Il verdetto è stato letto dal gup del tribunale per i minorenni Luigi Martello, dopo circa un'ora di camera di consiglio. Il pm Alessandra Serra aveva chiesto 18 anni, contestando l'aggravante dei futili motivi e della minore età della vittima. 
 


Ma se il difensore dell'imputato, avvocato Pietro Gabriele, preferisce non fare commenti, i legali della famiglia Balboni dicono di attendere «con ansia le motivazioni del gup, per cercare di capire come si è arrivati a questa pena, a fronte delle accuse di omicidio aggravato, occultamento di cadavere e spaccio di stupefacenti». Il corpo del sedicenne, residente con la famiglia a Zocca, nel Modenese, venne trovato una decina di giorni dopo la notizia della sua scomparsa. Era un lunedì e doveva andare a scuola, ma in classe non era mai arrivato. Alle 7 del mattino aveva un appuntamento a casa dell'altro ragazzo, per parlare del debito che c'era tra i due, con Balboni che pretendeva i soldi, circa 250 euro, e l'altro che si rifiutava.

L'imputato, fermato il 24 settembre, ha confessato, dicendo inizialmente di essere stato minacciato e di essersi difeso, una tesi a cui però gli inquirenti non hanno creduto. Anzi, in un primo momento la Procura guidata da Silvia Marzocchi aveva contestato la premeditazione, sostenendo cioè che da parte dell'assassino ci fosse un piano per uccidere, ma l'aggravante è poi caduta nei successivi atti di accusa per mancanza di prove certe. È stata fatta anche una perizia psichiatrica, che ha dichiarato il giovane killer capace di intendere e di volere. Dall'analisi degli atti, aveva concluso l'esperto, si ricava uno scarso contatto con sentimenti come pena e compassione, ma tutto questo senza configurare uno stato di immaturità sociale, ma mantenendo capacità e libera scelta.​

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